Di bene in meglio
Ora dirò una cosa per cui quelli che mi vogliono bene mi compatiranno bonariamente, forse, mentre quelli che non mi vogliono bene mi spernacchieranno. Correrò il rischio. Io sono un sostenitore abbastanza convinto dell’ineluttabilità del progresso. Non credo certo che le cose a questo mondo si sistemino da sole, ovviamente, e penso altrettanto ovviamente che gli uomini debbano battersi e darsi da fare per far sì che le cose cambino. Penso però che le persone lo fanno e lo faranno, spesso senza neanche accorgersene, semplicemente facendo le cose in modo diverso, semplicemente morendo e nascendo in un mondo diverso da quello dei propri genitori. Non penso che il percorso da qui a questa cosa che chiamiamo “il progresso” sia retto e lineare: si tratta plausibilmente una strada accidentata, piena di colpi e contraccolpi, di passi indietro e improvvise accelerate, di soste, di strade sbagliate e di retromarce. Il punto però è che a poco a poco arriviamo, stiamo già arrivando, di fatto: l’uomo è presente su questa terra da 200 mila anni; solo sessantuno anni fa abbiamo messo per iscritto alcune cose abbastanza importanti. Lo so, il mondo è un gran casino, ma com’eravamo cinquanta, cento, duecento anni fa? Sì, in Africa è un macello, ma ci pensate che cent’anni fa c’erano le colonie e gli schiavi? Sì, la guerra: ma vogliamo contare le guerre in corso nel mondo oggi e quelle in corso cento, duecento anni fa? In Europa c’è la crisi economica, mancano i soldi, non c’è lavoro, ma facciamo un passo indietro: ci facevamo la guerra l’un l’altro fino all’altro ieri e ora siamo nel più lungo e duraturo periodo di pace e floridità economica che la storia delle nazioni europee abbia conosciuto. I lavoratori, poi, non sono mai stati garantiti quanto lo sono oggi. Ancora, giusto per fare altri esempi: oggi ci diamo da fare perché si faccia anche in Italia una cosa che si fa già altrove, cioè dare tutti i cittadini il diritto di contrarre matrimonio indipendentemente dal loro orientamento sessuale, ma settanta anni fa nel nostro paese le donne non potevano nemmeno votare, figuriamoci se qualcuno pensava di aprire un dibattito sul matrimonio gay. Ci sono e ci saranno sempre posti nel mondo in cui si andrà più velocemente e posti in cui si andrà più lentamente. Ci sono e ci saranno sempre quelli che vorranno portare indietro le lancette del mondo. Ma ci sono, e saranno sempre di più e più forti, in un modo o nell’altro, quelli che saranno pronti per portarle avanti.
Ora vengo al punto, anche perché è bizzarro che vi abbia fatto tutto questo pistolotto per raccontarvi di quello che invece ai miei occhi appare come una delle più grandi smentite del ragionamento di cui sopra, cioè la rivoluzione degli ayatollah in Iran. Il caso più unico che raro nel mondo contemporaneo di rivoluzione che sovverte una dittatura per creare una dittatura ancora peggiore e, soprattutto, quanto mai stabile e duratura. La rivoluzione khomeinista compirà trent’anni il 16 gennaio: Bernardo Valli la racconta oggi in un bel pezzo su Repubblica.