Affondazione
Questa storia del braccio di ferro tra Sansonetti e Ferrero, con tutti i suoi annessi e connessi più o meno ridicoli, è davvero incredibile. Liberazione è un quotidiano di partito, organo di stampa ufficiale di Rifondazione Comunista. Questo vuol dire che la segreteria del partito – così come un qualsiasi editore – ha il pieno diritto di sostituire il direttore quando più lo aggrada, e il fatto che la linea editoriale di Liberazione non corrisponda alla linea politica del partito è una motivazione più che sufficiente per procedere alla sostituzione. C’è poi un altro discorso, che è quello dell’opportunità: ne vale la pena? Sono tre i criteri che andrebbero tenuti in considerazione: quello editoriale, quello economico e quello politico. Del criterio editoriale abbiamo già detto: alla segreteria di Rifondazione la linea di Liberazione non piace, fine. Non gli piace il modo in cui parla di Cuba, già in passato oggetto di discussione e polemiche, non gli piace l’insistenza sui diritti civili e le minoranze, eccetera. Tutto legittimo, anche se il segretario del Prc farebbe meglio a dirlo chiaramente, piuttosto che prendersela coi costi. Veniamo quindi al criterio economico, che si basa su cifre: le copie vendute, la diffusione, la raccolta pubblicitaria. Esistono dei dati certi, ma in questo momento sul fronte dei bilanci e del presunto buco ognuno sta tirando la coperta dalla sua parte, e non ci si capisce molto. Sul piano politico la situazione è più chiara, e fa emergere nettamente gli errori e il pressapochismo di Ferrero e di quella segreteria del Prc improvvisata quest’estate mettendo insieme di tutto e di più pur di vincere il congresso. I direttori dei giornali o si cambiano o non si cambiano: non si apre un dibattito lungo mesi sulla necessità di cambiarli. Specie quando questo dibattito non è manco un dibattito vero, condotto nelle sedi opportune, quanto un chiacchericcio imbarazzante che occupa le pagine di gossip dei giornali, senza contare il rituale stillicidio dei militanti, l’opinione imperdibile degli stracciavesti di professione, le guerre a colpi di interviste, lettere e dichiarazioni, i retroscena torbidi, gli insulti e quant’altro. Per quanto pericolosa e revisionista (sic) potesse essere la linea editoriale di Piero Sansonetti rispetto a quella politica di Paolo Ferrero, siamo certi che avrebbe fatto più danni – in termini di immagine, credibilità, consensi, tempo perso – di questa storia infinita? Poi dici perché non li vota più nessuno.