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Il «partito degli onesti»

Andiamo piano, punto per punto. Ci sono le persone oneste. La grandissima parte dei cittadini vorrebbe che i partiti fossero pieni di persone oneste. Lo vorrebbero praticamente tutti quelli interessati a che le cose vadano meglio. Non vedo differenze tra cittadini che votano a destra e cittadini che votano al centro o a sinistra. Ho fatto campagne elettorali, ho girato per i mercati, ho parlato con le persone: non so voi, ma io non ho mai sentito nessun elettore di nessun partito dire: «Che schifo quel candidato, è troppo onesto per i miei gusti!». Fin qui dovremmo esserci, no?

Proseguiamo. Ci sono le persone disoneste. Anche qui, la grandissima parte delle persone interessate a che le cose vadano meglio desidera che i disonesti stiano lontani dai partiti e dalla cosa pubblica. Io non ho mai conosciuto un elettore di sinistra o centro o di destra dire: «Ecco, lui è disonesto al punto giusto: lo voto!». Giusto? A meno che non si voglia rimanere aggrappati a concezioni macchiettistiche e caricaturali degli elettori, dovremmo accettare questa cosa come un dato di fatto: le persone vogliono che sia la gente onesta a stare nei partiti e al governo delle cose, e questo indipendentemente da quale partito votino.

Succede però che le persone disoneste esistano, e succede a volte che si facciano strada nella vita pubblica: ora in un partito, ora nell’altro; ora in quell’azienda, ora in quell’altra. Esistono, succede, e i partiti hanno il dovere di dotarsi degli strumenti di selezione della classe dirigente che ritengono più adeguati a prevenire e debellare il problema. Fine della storia: non esistono altri corollari possibili al discorso sull’onestà dei politici, e sul ruolo dell’onestà nel determinare le categorie della politica. Ci sono alcune appendici, però.

Ci sono tante cose che definiscono la destra e la sinistra, storicamente e comunemente: facendo una brutale generalizzazione, potremmo dire che la destra è più attenta alla conservazione delle tradizioni e delle norme, mentre la sinistra si pone l’obiettivo di cambiare le situazioni contingenti immaginando nuovi equilibri: conservatori e progressisti, insomma. La destra è più legata ai concetti di patria e stato nazione, e da questo discendono a cascata altre posizioni, specie in politica estera, la sinistra vede confini e territori in maniera più sciolta, meno nazionalista ed etnocentrica. Allo stesso modo, la destra è generalmente più incline a far proprie le istanze delle confessioni religiose, mentre la sinistra teoricamente mette la ragione al centro delle sue scelte. Venendo su un piano più concreto e meno filosofico, ci sono diverse cose che distinguono la destra dalla sinistra: le scelte in materia di distribuzione delle risorse, le politiche sull’immigrazione, l’attenzione ai diritti e alla tutela delle minoranze, eccetera. Ficcatevelo bene in testa: tra queste non c’è l’onestà. L’onestà non è la prerogativa della sinistra o della destra: può capitare che ci siano persone disoneste da una parte come dall’altra, e ci sono periodi storici in cui a causa di una serie di contingenze succede che ci siano più persone disoneste da una parte piuttosto che dall’altra. Ma l’onestà non è una categoria della politica, e pretendere che dividere la società in onesti e disonesti corrisponda a dividerla tra sinistra e destra è pura follia. Non esiste alcuna superiorità morale della sinistra in quanto tale: esistono persone che hanno idee migliori, più efficaci, più giuste. Ognuno ha le sue, e secondo quelle che abbiamo ci consideriamo di destra o di sinistra. Poi ci sono i disonesti, che sono semplicemente disonesti.

Preso atto dell’insensatezza di questa “superiorità morale”, toccherà capire anche quanto tale assunto sia dannoso dal punto di vista politico. Praticamente tutti i cittadini hanno il proposito di votare persone oneste. Non bisogna essere particolarmente colti o intelligenti per avere un simile proposito: è una cosa di senso comune. Poi sì, ci sono i cittadini poco informati, ci sono i superficiali: ma praticamente tutti a loro modo sono convinti di votare gente onesta. Insistere nel definirsi di sinistra perché onesti, moralmente superiori, depositari unici della rettitudine e viceversa, e insistere nel definire l’altro perché delinquente, disonesto, moralmente inferiore, oltre a essere una menzogna, è un suicidio politico. Perché poi di tanto in tanto riciccia fuori un disonesto anche dalla parte tua, e lì crollano le illusioni, parte lo psicodramma collettivo dei militanti e ci si avvita attorno al dibattito più inutile che ci sia.

E’ meglio dire le cose come stanno. Cari elettori, chi si proclama “partito degli onesti” è un bugiardo. Chi pensa di rappresentare una parte di paese moralmente superiore a quell’altra, chi pensa di rappresentare “gli onesti”, sostenendo che dall’altra parte ci siano “i disonesti”, vi sta prendendo in giro. Lo sapete tutti, perché state nella società come e più dei politici: i disonesti esistono, purtroppo. Esistono e sono un po’ dappertutto. Faremo di tutto per tenerli il più lontano possibile da noi, per accorgerci in tempo di quel che non va, per fare le cose bene, per puntare su persone capaci e meritevoli sulla base del loro talento. Ci doteremo di questo e quello strumento, selezioneremo i nostri dirigenti così e cosà. Vogliamo fare le cose bene per convincervi a votarci, per farvi vedere che abbiamo le idee migliori, che siamo le persone adatte a farvi stare meglio di quanto stiate adesso. Giudicateci per questo: il resto, è fuffa.