Tutto secondo programma
E’ andata bene, no? Si è perso, certo, ma davvero qualcuno pensava di vincere? Ovviamente no. Sul piano nazionale, il Partito Democratico fornisce da mesi uno spettacolo esasperante; sul piano locale, poi, meglio stendere un velo pietoso: l’ultimo governatore dell’Abruzzo era proprio del Pd, si chiamava Ottaviano Del Turco e si è dimesso dopo essere stato arrestato a seguito di un’indagine intorno a un brutto affare di tangenti che coinvolgeva la sua gestione della sanità nella regione. Sommate a questi fattori la laboriosità con cui il centrosinistra è arrivato alla coalizione larga a sostegno di Carlo Costantini, con Veltroni, Di Pietro e la Sinistra a guardarsi in cagnesco l’un l’altro; sommateci anche l’ottima salute di cui gode il governo nazionale di centrodestra nonché le numerose visite di Berlusconi e Fini a sostegno del candidato Gianni Chiodi. Tenuto conto di tutto questo, cosa pensate del fatto che il candidato del centrodestra abbia vinto staccando il suo avversario di appena 6,5 punti percentuali? Se non è un successo, poco ci manca.
COMUNQUE VADA SARA’ UN SUCCESSO – Esageriamo, ovviamente. Però qualcosa sulla strategia del Pd vale la pena dirla. Soltanto due mesi fa Costantini era il candidato dell’Idv, il Pd diceva di voler andare da solo e pensava di trovare il suo lavacro nell’organizzazione delle primarie per rinnovare la classe dirigente del partito (quella vecchia era compromessa con la gestione Del Turco), la stessa rediviva sinistra pensava di proporre un suo candidato. La vittoria del centrodestra era data per scontata da tutti, ma le dimensioni della sconfitta potevano variare molto: in quei giorni si pensava che l’eventuale candidato solitario del Pd potesse finire terzo dietro il candidato del Pdl e quello dell’Idv, se non addirittura quarto, sorpassato anche da quello della sinistra. Pur di limitare i danni, Veltroni ha smussato i problemi con Di Pietro e ha spinto perché si arrivasse alla coalizione più larga possibile. La cosa è andata bene a tutti, naturalmente: dato che si deve perdere, meglio perdere tutti piuttosto che rischiare che qualcuno vada benino e gli altri quindi vadano ancora peggio. Fossero andati da soli, Di Pietro, Veltroni e la sinistra, avrebbero avuto ognuno la responsabilità del proprio risultato. Oggi, invece, Di Pietro può dare la colpa a Veltroni, Veltroni può dare la colpa a Di Pietro, Ferrero può dare la colpa a Veltroni e Di Pietro. Che è quello che volevano tutti, il motivo per cui erano andati tutti insieme: poterla buttare in caciara un minuto dopo la chiusura delle urne.
UN PARTITO UNITO – Dentro il Pd, poi, le cose si complicano ancora un po’. Se sono stati in grado di litigare per settimane su cosa volesse dire la vittoria di Obama («Un rafforzamento di Veltroni!», «No, la sconfitta del partito liquido!»), se persino la vittoria a Trento ha generato settimane di chiacchiere sul modello Trento e l’alleanza conl’Udc, pensavate che la sconfitta in Abruzzo non avrebbe avuto nessuna importantissima morale da insegnarci? Veltroni parte in quarta, dandosi un obiettivo mica male: «Dobbiamo moralizzare la politica». Parisi però è impietoso: «spero che Veltroni rinsavisca», Latorre chiede una «riflessione politica fatta in maniera rigorosa», Follini parla del «costo politico» dell’alleanza con Di Pietro, Fioroni è il solito disco rotto: «Se ci fosse stato l’accordo con l’Udc avremmo vinto».
LO SCUDO UMANO – Insomma, il clima con cui il Pd si avvicina all’attesa direzione nazionale del 19 dicembre non accenna a migliorare. Non che ci sia il rischio che avvengano particolari sorprese. La data di scadenza di Veltroni è successiva alle europee e nessuno ha interesse a toglierlo dalla poltrona di segretario del Pd prima del tempo; avrete notato il ghigno con cui i suoi avversari interni rassicurano i media sul fatto che «Veltroni non si deve dimettere». Per ora – pensano – per ora. Da qui ad allora quindi andremo avanti così, con telefonate chiarificatrici tra Walter e Massimo seguite da polemiche e polemicuccie sotto traccia, con appelli all’unità del partito e sgambetti non appena si volta l’arbitro: vedrete che casino, quando si comincerà a discutere di candidature alle europee. Poi arriverà l’attesa batosta, ci si potrà liberare di Veltroni dando a lui tutte le colpe e allora, forse, si ricomincerà a parlare di politica. Intanto, giusto per darvi un’idea dell’aria che continuerà a tirare in questi mesi, una notizia fresca fresca: Luciano D’Alfonso, segretario regionale del Pd nonché sindaco di Pescara, è stato arrestato poche ore fa. E’ accusato di concussione. Alla prossima settimana.