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Del farsene una ragione e cominciare a lavorare

Sull’Unità di oggi Massimo Giannini coglie l’occasione di rispondere a un articolo di Marco Travaglio per dire delle cose interessanti sul conformismo di quell’idea per cui Berlusconi vince le elezioni grazie alla tv (ci sarebbe poi da fare un discorso sugli alibi e le pigrizie che quest’idea ha alimentato e giustificato nella sinistra, ma facciamo un’altra volta):

Dopo tre elezioni stravinte, un’elezione persa solo per il mancato accordo con la Lega, e un’elezione sostanzialmente pareggiata nonostante i precedenti cinque anni di pessimo governo, Berlusconi non può più essere liquidato semplicemente come un fenomeno televisivo. […] A Travaglio, e ai tuoi lettori, suggerisco due spunti di riflessione. Il primo spunto è la Lega. Un partito che in tv non ci è mai andato, eppure cresce elettoralmente da 20 anni. Il secondo spunto lo traggo dal saggio Itanes, curato dai maggiori politilogi italiani e appena pubblicato dal Mulino, “Il ritorno di Berlusconi”, che spiega come da un lato “la visione televisiva influenza il voto”, ma dall’altro lato e sempre più spesso “le preferenze politiche colorano di sé le preferenze televisive”.