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Com’è nata la O di Obama

– Avevi già realizzato altri simboli politici in passato?
– No, non lo avevo mai fatto.

Sul New York Times di qualche giorno fa c’era un’intervista a Sol Sender, cioè la persona che ha inventato la O che è stata il simbolo della campagna elettorale di Obama. Una delle prime domande dell’intervista ci dice di uno dei tanti perché questa storia non poteva capitare in Italia. Segue la traduzione completa dell’intervista.

La O di Obama
di Steven Heller

Alla fine del 2006, Mode, uno studio di design di Chicago, incaricò Sol Sender, un designer, di creare un logo per la campagna presidenziale di Barack Obama. La risultante “O” è diventata uno dei marchi politici più riconoscibili nella storia recente. Ho parlato con Sender pochi giorni prima delle elezioni per discutere dell’evoluzione del suo progetto.

Steven Heller: Come hai avuto l’incarico di disegnare il logo per Obama?

Sol Sender: Ho avuto l’incarico attraverso Mode. Steve Juras, un mio compagno di classe dell’università, è direttore creativo lì. Loro hanno una partnership da tanto tempo con la AKP&D Message & Media, lo studio di consulenze in campagne elettorali guidato da David Axelrod e David Plouffe.

Steven Heller: Avevi già realizzato altri simboli politici in passato?

Sol Sender: No, non lo avevo mai fatto.

Steven Heller: Devo chiederti, dato che gran parte delle società che si occupano di campagne politiche fanno semplicemente “il loro lavoro”: voi avevate a cuore in un modo o nell’altro la candidatura di Obama?

Sol Sender: Eravamo emozionati all’idea di lavorare al logo e galvanizzati dalla prospettiva della campagna elettorale di Obama. Ma non abbiamo sviluppato e realizzato il lavoro perché motivati esclusivamente dalle nostre idee. It was an opportunity to do breakthrough work at the right time in what’s become a predictable graphic landscape. [come tradurre questa frase in un modo che abbia senso?, ndT]

Steven Heller: Attraverso quanti bozzetti siete passati prima di decidere per questa “O”? E’ stata la vostra prima idea?

Sol Sender: In realtà abbiamo presentato sette o otto bozzetti al primo round, e la “O” che è stata scelta alla fine era tra quelli del primo round. Il logo così come lo conosciamo è venuto fuori da un secondo round di tentativi ed esplorazioni del design. In ogni caso, è venuto fuori abbastanza rapidamente, tutto sommato. L’intero processo ha richiesto meno di due settimane.

Steven Heller: Come rispose David Axelrod, il capo stratega di Obama, alla vostra presentazione iniziale?

Sol Sender: Fu Mode a gestire la situazione. La mia impressione è che ci fosse parecchio entusiasmo attorno alle opzioni che avevamo sviluppato. Partecipai a una presentazione con Mode e Axelrod per valutare le ultime due o tre scelte. L’opinione generale era che tutte andassero bene, ma noi eravamo convinti che il logo prescelto fosse il migliore.

Steven Heller: Barack Obama diede istruzioni riguardo il simbolo o no?

Sol Sender: Niente ci venne comunicato direttamente. Credo che guardò le ultime due o tre opzioni, ma non saprei dire quali erano le sue opinioni.

Steven Heller: Cosa pensavate mentre concepivate questa idea?

Sol Sender: Quando ricevemmo il compito, ci andammo a leggere immediatamente entrambi i libri del sen. Obama. Fummo colpiti da queste idee di speranza e cambiamento e dalla nuova prospettiva riguardo rosso e blu: non stati rossi o stati blu, ma un solo paese. C’era anche una forte sensazione, sin dall’inizio, che la sua campagna avrebbe rappresentato qualcosa di completamente nuovo per la politica americana – “un nuovo giorno”, insomma.

Steven Heller: Eravate responsabili o comunque a conoscenza di tutte le variazioni e le applicazioni che sarebbero state possibili quando lanciaste la “O”?

Sol Sender: Onestamente, all’inizio le lenti del nostro lavoro ci portavano a osservare quel marchio come a un qualsiasi tradizionale simbolo identificativo, aziendale o no, e ci preoccupava il suo abuso. Col senno di poi, posso dire che era un punto di vista molto piccolo. Ma la nostra ansia era precedente alla decisione della campagna di creare un forte team che si occupasse di tutto quel che ruotava attorno al design.
Vari venditori avevano bisogno di riprodurre il marchio su cartelli, banner: avevano bisogno di qualche regola. Così le nostre preoccupazioni iniziali furono conformità e consistenza. Chiarito questo, sapevamo che era un marchio forte – i marchi forti hanno il potenziale per essere utilizzati con grande successo e crescere in modo virale – e sapevamo cosa poteva succedere.
Avevamo visto (anche come parte del processo creativo) spille, manifesti, banner, ads, magliette e cappellini. Non potevamo prevedere lo scopo delle variazioni e le tante personalizzazioni che sono venute fuori, ovviamente. Abbiamo gestito il logo e il design della campagna fino all’estate del 2007. Da quel punto in poi, tutto quello che avete visto è stato fatto dalla campagna, incluse le variazioni “demografiche” del logo. Sempre loro hanno messo il carattere in maiuscolo, introdotto il nome di Joe Biden e aggiunto una linea bianca attorno al logo.

Steven Heller: Avevate delle preoccupazioni riguardo il simbolo? Non pensavate potesse essere troppo commerciale o superficiale?

Sol Sender: No, anche se ovviamente sentivamo la necessità di stare molto attenti riguardo le applicazioni del simbolo. Non avevamo mai visto un candidato brandizzato, nel senso di avere un’identità superficiale imposta sulla campagna. L’identità era per la campagna, non solo per il candidato. E nel momento in cui la campagna ha parlato a milioni di persone, la “O” è diventata il simbolo di qualcosa più grande – qualcuno lo ha chiamato un movimento. Un simbolo di speranza.

Steven Heller: Pensa che la “O” abbia dato un contributo significativo al risultato della campagna?

Sol Sender: Lo sviluppo del design è stato ispirato direttamente al messaggio del candidato. Come ogni simbolo, il suo significato e il suo impatto reale è dipeso da come è stato recepito dalle persone.

Steven Heller: Adesso che Obama è il presidente-eletto Obama, pensate che la “O” possa avere ancora vita, magari una nuova vita?

Sol Sender: Beh, la “O” era l’identità per la campagna di Obama ’08 e la campagna è finita. Questo non vuol dire che il marchio sarà dimenticato; penso che i cimeli di questa campagna avranno lunga vita e rimarranno nel tempo come simboli di orgoglio per le persone che hanno supportato il candidato e per chi ha visto l’elezione di Obama come uno spartiacque per la nostra nazione. Non so dire se la “O” avrà o no una nuova vita. Magari la campagna del 2012 lo tirerà fuori in qualche modo.