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Più chiaro di così

Ammettiamolo: il problema di X non ha una soluzione poliziesca/militare. Possiamo mettere soldati ad ogni angolo di strada e in ogni villaggio ma ogni volta che un membro di X viene ucciso, le condizioni economiche e culturali fanno sì – e questo lo sanno tutti – che ne vengano fuori altri due.
Da quanti anni – no, secoli – esiste X? Quanti invasori stranieri hanno cercato di pacificare il territorio? Quanti morti ha fatto il rifiuto di capire che X è connaturato alla cultura della popolazione locale?
La repressione militare, d’altra parte, ottiene il solo risultato di esasperare le tensioni e quindi di inasprire lo scontro ed accrescere il conteggio delle vittime innocenti.
Guardiamo in faccia la realtà: lo stillicidio di morti e feriti, di bombe e massacri, continuerà fintanto che continueremo nell’illusione che X si possa sconfiggere con la forza delle armi. L’unica soluzione è ritirare ogni forza in uniforme e lavorare ad una soluzione negoziata che metta d’accordo le esigenze della popolazione e di X. Dobbiamo finalmente accettare che pretendere di imporre all’intera popolazione un nostro personalissimo concetto di legalità e democrazia è un’idea di un’arroganza spaventosa.

I “compagni” che ripetono quanto sopra sostituendo a X i Talebani e l’Afghanistan dovrebbero provare a fare il semplice esercizio di utilizzare invece nella variabile la Sicilia e la mafia.