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Dai nemici mi guardo io

Barack Obama continua a non sbagliare un colpo, o almeno ci prova. La strategia che sta portando il president-elect a riempire il suo gabinetto di rivali o potenziali tali – il cosiddetto team of rivals di cui si parla un po’ dappertutto – non è indice (solo) di una qualche intenzione tessitrice à la “scurdamuce ‘o passato”. Piuttosto, quella di Obama è la mossa lucida e intelligente di chi sa quanti danni può fare alla presidenza un senatore o un deputato che vuole candidarsi alla Casa Bianca alle prossime elezioni: gente come Ted Kennedy e come John McCain, giusto per fare due nomi, ha guadagnato enorme popolarità proprio opponendosi dall’aula del congresso alle decisioni di un presidente del suo partito. Il messaggio che vuol dare Obama è, quindi: cari Kerry, Clinton, Richardson e co., dovrete congelare le vostre aspirazioni almeno fino al 2012. Chi a quella data – o magari quattro anni dopo – vorrà avere qualcosa da dire in relazione a una candidatura alle presidenziali, farà bene a vantare un bel curriculum di risultati conseguiti in questa amministrazione. Se affondo io, affondiamo tutti; se vado forte io, andate forte tutti. Tutto ora è vedere se i rivals accetteranno: se Hillary, Kerry e Richardson entreranno in un gabinetto che sarebbe così a tutti gli effetti un dream team o se preferiranno fare i battitori liberi al congresso, visto che nel 2016 loro avranno otto anni di più e la generazione dei vari Kaine, Warner, Brown e Casey sarà più che pronta per pensare alla presidenza.