Insomma, è stato un raptus
Sono tutti liberi da colpa i funzionari di polizia che ordinarono la mattanza nella scuola Diaz la notte fra il 20 e il 21 luglio 2001 a Genova. La sentenza arriva con sette anni e quattro mesi di ritardo: avremmo preferito aspettare ancora ma averne una più giusta. Assolti i vertici della polizia. Condannati tutti gli esecutori materiali dell’irruzione: Canterini che ha guidato l’assalto, Troiani e Burgio che hanno portato dentro la scuola le molotov perché sembrasse che le avevano trovate lì, una menzogna costruita come alibi.
Incolpevoli i superiori gerarchici, colpevoli i sottoposti: come se avessero agito di loro iniziativa. Come se tra le forze dell’ordine esistesse la possibilità di agire per capriccio, per un impulso del momento e non perché qualcuno ha ordinato di farlo. Impensabile, giusto? La novità è che d’ora innanzi sarà lecito. Giacché si è stabilito che la colpa è solo di chi tiene il manganello, non di chi glielo ha dato, d’ora in poi la cura di chi in divisa aggredisce sarà quella di coprirsi meglio il volto e non farsi riconoscere, di muoversi veloce e venire sfocato nelle foto. Gli altri, quelli negli uffici possono stare tranquilli. «Non posso far nulla, non è mica un’ambasciata», ha detto d’altra parte quella notte il capo della polizia De Gennaro a Bertinotti che gli chiedeva: intervieni. Gli agenti, lì, fanno quello che vogliono.
(Concita De Gregorio, sull’Unità di oggi)
update: qui i collegamenti ad altre chiacchiere a proposito