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Al peggio non c’è mai fine

Otto anni fa, una famosa organizzazione internazionale ha fatto una di quelle cose pompose, solenni e inutili che le piacciono tanto: ha firmato la cosiddetta Dichiarazione del millennio, con la quale si impegnava entro il 2015 a risolvere otto fondamentali problemi del mondo. Fame, istruzione elementare, uguaglianza tra i sessi, mortalità infantile, salute materna, lotta all’Aids, sostenibilità ambientale, collaborazione globale. Come nello stile di questa famosa organizzazione internazionale, dopo otto anni non si è fatto nulla. Nulla di nulla, niente. Così due produttori francesi hanno invitato otto famosi registi a girare dei cortometraggi su ciascuno degli obiettivi dimenticati: l’organizzazione internazionale si impegna a sottoscrivere il film col suo logo.

Se non fosse che il cortometraggio su uguaglianza dei sessi e pari opportunità, girato da una regista egiziana, parli di una donna mussulmana che decide di lasciare il marito perché innamorata di un altro, e quindi l’organizzazione internazionale considera il film inopportuno, offensivo nei confronti dell’Islam, minaccia il ritiro del logo se non sparisce il cortometraggio incriminato e, al rifiuto dei produttori, tenta di boicottare in ogni modo il film, meritoriamente presentato in prima mondiale dal Festival del Cinema di Roma. Sembra la Lega Araba, ma è l’Onu.