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Not in my name

Questo è uno dei motivi per cui non ho intenzione di unirmi alle proteste di questi giorni, basate sull’alleanza con i veri responsabili del disastro dell’università e imperniate su una sostanziale difesa dell’indifendibile. Un partito serio e meno concentrato su discussioni ombelicali ci metterebbe un attimo a infilarsi nella prateria gigantesca che separa le compagnie di giro dei collettivi universitari dal governo Berlusconi, la difesa delle baronie dai tagli indiscriminati. Invece la linea politica del più grande partito di opposizione è terrorizzarsi in vista della manifestazione di sabato e andare a braccetto con marxisti e rettori pur di far numero