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Perché McCain ha vinto il dibattito

McCain ha vinto il primo dibattito perché ha mostrato convinzione e carattere. Che ci piaccia o no, i dibattiti non sono mai serviti agli elettori per scoprire le proposte dei candidati, di cui tutti parlano da gennaio; i dibattiti servono per misurare la personalità, l’atteggiamento con cui si risponde alle provocazioni, la sicurezza, la spontaneità, la tranquillità, la fiducia, la prontezza di spirito, lo sguardo, la gestione delle emozioni. Su tutti questi fronti, McCain ha dato una pista a Obama, risultando enormemente più disinvolto e spontaneo. Obama era ingessato, impacchettato, più volte si è impappinato e ha balbettato prima di rispondere alle provocazioni del suo avversario.

McCain ha vinto il primo dibattito perché Obama ha dato l’impressione di essere uno scolaretto a confronto col suo maestro. Rispondere per una volta al proprio avversario dicendo che “is absolutely right” è dimostranzione di obiettività e buon senso. Se succede una seconda volta è insolito ma tollerabile. Se succede una terza volta è dannoso. E’ successo dieci volte ed è stato imbarazzante: Obama è apparso subalterno. Non puoi pensare di accreditarti come candidato affidabile sostenendo l’affidabilità del tuo avversario.

McCain ha vinto il primo dibattito perché è risultato meno noioso del suo avversario. Obama – forse timoroso di essere identificato come “troppo nero” o “troppo arrabbiato” – sembrava essere stato sedato: era spento, e i suoi interventi erano un monotono elenco di proposte: non c’era passione, non c’era carattere, non c’era ritmo, confermando la tendenza che lo vede ottimo nei monologhi e mediocre senza gobbo elettronico. Obama ha avuto un ottimo passaggio su Ahmadinejad – a cui McCain però ha risposto molto bene – ed è risultato più convincente del suo avversario sulla vicenda Pakistan. E nient’altro.

McCain ha vinto il primo dibattito perché Obama ha abdicato al suo sogno, alla sua visione. Anche Hillary Clinton lo attaccava pesantemente sul piano dell’inesperienza; anche Hillary Clinton era tutta un “io ho visto”, “io ho fatto”, “io sono pronta”. La risposta di Obama era the change we can believe in, era our moment is now, era la nuova era della politica, era put republicans and democrats together, eccetera. Ora Obama si è messo a recitare la parte del candidato – bianco – rassicurante, e qui non sarà mai bravo quanto il suo avversario. Obama si è comportato come se doveva amministrare un vantaggio di dieci punti, giocando in difesa e limitandosi al tentativo – spesso vano – di parare i colpi di McCain. Obama non faccia come Prodi, non si limiti ad aspettare che gli effetti del malgoverno dei repubblicani lavorino al suo posto e gli facciano rotolare la Casa Bianca ai suoi piedi. Queste tattiche riservano brutti scherzi, e McCain non è un repubblicano come gli altri. Serve un’inversione di tendenza, serve l’Obama di febbraio e marzo, altrimenti sarà dura.