Pensino agli ultras, piuttosto
In mezzo a questo bell’articolo di Beppe Di Corrado su Fabio Caressa c’è un pezzo mica male sul conformismo del pensiero unico anti Sky e anti pay tv che sottoscrivo in pieno:
Dicono che il calcio si sia venduto alla tv. E’ una cosa brutta? Perché? In fondo alla fine ce lo godiamo noi, no? La televisione esiste perché c’è qualcuno che la guarda. Quattro milioni di persone hanno l’abbonamento al satellite, adesso è arrivato anche il digitale terrestre: sono loro che si sono comprati il calcio, di fatto. I network comprano perché queste persone pagano per vedere il pallone. Chi non paga ha quello che aveva prima, può vivere esattamente nelle stesse condizioni: accende la radio, ascolta, poi aspetta le sei e dieci del pomeriggio e si guarda il suo Novantesimo o qualunque cosa sia, perché che si chiami Controcampo o “chissacosa” quello che conta sono i gol, le immagini, il rigore non dato. La propria squadra, quindi, cioè quello per cui impazziamo tutti. Però non va bene. C’è un pezzo di questo paese che chiede più o meno sibillinamente di tornare indietro, c’è un movimento neanche poi tanto sotterraneo che cambierebbe la libertà con l’obbligo. Questo è e questo ti prendi. Non s’accetta che quei quattro milioni di italiani possano guardare le partite in diretta e gli altri no. Meglio che non le guardi nessuno, perché se stiamo tutti un po’ peggio, allora saremo certo più felici. La colpa è della tv, sempre. I calciatori sono padroni del mondo per la tv, gli allenatori fanno i personaggi per la tv, i presidenti fanno affare per la tv. Cioè per noi, perché la tv siamo noi, di nuovo. Il calcio criptato non ha tolto, ha aggiunto. Non è che oggi non si veda meno di prima, è il contrario. Gli intellettualoidi pallonari lo sanno, ma non vogliono ammetterlo. Soprattutto è la gente che lo sa. E’ per questo che quando i benpensanti hanno cominciato a criticare, i tifosi stavano già tutti nei bar e nei pub e nei ristoranti a guardarsi tranquillamente le partite. Perché chi non poteva permettersi l’abbonamento al satellite, pagava cinquemila lire e andava nel posto giusto che trasmetteva il match giusto.
Oppure s’andava a mangiare una pizza nella pizzeria con il maxischermo. Erano scene da anni Sessanta, quando gli italiani si riunivano per guardarsi l’Italia, però adesso non andavano più bene. Troppa modernità, stiamo scherzando. Si sono abbassati i prezzi e il satellite è entrato nel nostro modo di vivere, è arrivato il digitale e la concorrenza ha fatto diminuire ancora di più il costo degli abbonamenti. Qual è il problema ora? Che le esigenze televisive hanno spalmato le partite: il campionato si gioca in tutto il weekend, la Champions League martedì e mercoledì. Uno schifo, certo. Uno schifo me-ra-vi-glio-so. Se non ti piace cambia canale e non rompere le scatole.