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Primarie e populismo, Walter ci prova

Come fa un leader dell’opposizione a starsene tranquillo a New York, a presentare il suo libro, nel giorno fatale di Alitalia? Semplice: ha messo prima un po’ d’ordine nella sua strategia. Nel caso di specie, quello di Walter Veltroni, si è premurato di disinnescare la mina più pericolosa, vale a dire i rischio di imboccare un insidiosissimo vicolo cieco con una pesante sconfitta elettorale alle Regionali in Abruzzo del prossimo 30 novembre.
Il piano è in realtà più articolato. E si fonda su un principio generale: smetterla di farsi scavalcare dall’Italia dei Valori, recuperare consensi nei ceti popolari in libera uscita e tra l’elettorato sensibile alle sollecitazioni giustizialiste. E il primo scoglio è appunto quello della scadenza fissata per rimediare al crollo della giunta Del Turco. C’è il rischio che il candidato democratico arrivi addirittura terzo, staccato anche dal dipietrista Costantini, che conterà sull’appoggio del Prc. La mossa escogitata al loft è la seguente: sorpassare l’Idv sul tema della trasparenza con la proposta di celebrare le primarie tra Costantini e uno sfidante espresso dal Pd.

Non basterà a scongiurare il trionfo del centrodestra, quasi certamente apparentato per l’occasione con l’Udc. Ma lo stratagemma servirà almeno a tenere viva la competizione a sinistra, e preparare la strategia di primavera. Walter d’altronde è all’ultimo appello: un risultato deludente alla prossima tornata di Amministrative ed Europee aprirebbe di fatto la lotta per la sua successione (Letta, Bersani e Finocchiaro scaldano già i motori) portando il partito dritto dritto al congresso anticipato. Bisogna dunque evitare che il circolo vizioso si inneschi subito con le elezioni in Abruzzo. C’è da fare i conti con un Di Pietro decisissimo ad assestare il colpo di grazia, animato da pessime intenzioni, come è risultato evidente a chi ha seguito la festa celebrata a Vasto nei giorni scorsi. Nelle prossime ore il Pd abruzzese diffonderà un regolamento regionale per le elezioni primarie: Di Pietro – grande sostenitore di questo strumento e del “diamo voce ai cittadini” – dovrà decidere se far passare o no la candidatura di Costantini al vaglio degli elettori.

Il rilancio delle primarie non si fermerà all’Abruzzo. Il Pd darà battaglia perché le preferenze non vengano cancellate dalla legge elettorale per le elezioni europee (qualche fonte assicura che pur di avere le preferenze, il Pd non farebbe le barricate davanti allo sbarramento al 5% proposto dal Pdl), ma se davvero il centrodestra dovesse introdurre le liste bloccate anche in Europa, Veltroni sarebbe pronto a lanciare delle primarie organizzate per stabilire la posizione in lista dei candidati, tentando così di scompaginare le carte anche all’interno del suo apparato. I big del partito sarebbero così svuotati da ogni potere decisionale: se gli ulivisti gongolano, dalemiani e popolari sono già sul piede di guerra. E i segnali di distensione tra Massimo D’Alema e Goffredo Bettini andrebbero dunque interpretati come una mossa cautelativa da parte dell’ex premier.

Non solo primarie, comunque. Lo slittamento a sinistra del Pd sarà complessivo e toccherà tutti i temi caldi dei prossimi mesi. Abbandono delle velleità liberal e mercatiste della campagna elettorale, con una correzione che potrebbe portare i democratici su un terreno insolitamente vicino a quello del ministro dell’Economia Giulio Tremonti; no a qualsiasi collaborazione col centrodestra sul ddl Alfano; stop al dialogo sul federalismo fiscale e sulle ipotesi di riforma della Costituzione; ferma opposizione al progetto di riforma della scuola del ministro Gelmini; bocciatura senza appello della gestione della vicenda Alitalia. In generale: toni più alti, comunicazione aggressiva, posizioni oltranziste e un po’ di populismo per combattere sul suo terreno l’Italia dei Valori, tagliare le gambe alla rediviva sinistra radicale e tentare di salvare il salvabile. Più Di Pietro, meno Blair: la nuova stagione è già finita.

(Francesco Costa, Liberal, 20 settembre 2008)