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Game over

Si possono fare mille appunti e critiche alla gestione della faccenda Alitalia da parte del governo Berlusconi e al modo in cui la cordata degli imprenditori è stata messa in piedi e condotta al tavolo delle trattative. Ma quel tavolo oggi è saltato, e non è saltato per colpa del governo o della Cai. Il Partito Democratico ha invece deciso in maniera vergognosa e irresponsabile di approfittare del fallimento della cessione di Alitalia per dare la colpa a Berlusconi. Dato che – cosa che ha dell’incredibile – non riesce a intaccare i consensi del premier dicendo la verità sulle gesta del suo governo, il Pd ha deciso di passare alle menzogne, dando di sé una prova in tutto e per tutto identica a quella data dallo stesso Berlusconi in campagna elettorale durante la trattativa con Air France. Capirete, le elezioni sono vicine, noi siam messi male, questi non perdono un colpo, per cui alla guerra come alla guerra: se serve a mettere in difficoltà l’avversario, allora tanto peggio tanto meglio.

Un partito serio e responsabile oggi dovrebbe avere l’onestà e il buon senso di dire limpidamente che Alitalia ha patito un sistema di relazioni industriali totalmente sballato basato sulla completa inefficienza della politica, sui privilegi di alcune categorie di lavoratori e sulla prepotenza dei sindacati, e oggi fallisce – o meglio: in un paese normale fallirebbe – per colpa di Guglielmo Epifani e della Cgil. Punto.

La Cai torni sui suoi passi, rilevi la compagnia, applichi il piano già sottoscritto da tutte le altre sigle sindacali e lo proponga, lavoratore per lavoratore, anche a piloti e assistenti di volo: chi non è soddisfatto si ritenga libero di andarsi a cercare un’altra occupazione, senza che sia necessario per questo mandare a casa decine di migliaia di lavoratori. Per gli esuberi che purtroppo si renderanno necessari, si potrebbe cominciare dai pirla che oggi applaudivano a Fiumicino.

Aggiornamento: se ne parla anche qui