Questo sito contribuisce alla audience di IlPost

Il ritorno del né né

In questi giorni ho riscontrato che nella sinistra italiana – anche nella sua parte migliore, ché in quella peggiore lo sapevamo già – c’è una timidezza non indifferente nei confronti dei dittatori, nonché quella compiacenza da “fine che giustifica i mezzi” che spinge alla benevolenza verso chiunque metta i bastoni tra le ruote ai nostri avversari politici, fosse anche il più feroce dei terroristi. Per questo motivo, nella recente polemica Gheddafi-Calderoli ho visto amici e persone stimabilissime strizzarsi l’occhio, oppure chiedere sghignazzando se dobbiamo per forza sceglierne uno dei due, oppure ricorrere all’orrida formula “né con Calderoli né con Gheddafi”, come se i due fossero la stessa cosa, mentre i più tacciono imbarazzati godendosi lo spettacolo.

foto_12618.jpgCerto che si tratti esclusivamente di un problema di ignoranza dei fatti della storia – laddove l’ignoranza è sì una colpa, ma meno grave del manifesto e consapevole sostegno a regimi efferati – ecco un piccolo ripassino: Mu’ammar Gheddafi è capo di Stato della Libia da quasi quaranta anni – dal 1° settembre del 1969, per la precisione – ovvero da quando alla guida di un colpo di stato militare depose il re Idris. Durante i primi anni del suo regime nazionalizzò le imprese, espulse la comunità italiana, vietò la vendita di alcolici, restaurò la Shari’a, che è quella cosa per cui l’omosessualità è condannata e soppressa e le donne adultere possono essere uccise nei modi più fantasiosi, giusto per dirne una. Negli anni seguenti camminò a braccetto con l’Unione Sovietica, diede il suo sostegno al dittatore ugandese Idi Amin Dada (responsabile di oltre 500.000 morti, secondo Amnesty International) e a Bokassa, altro dittatore sanguinario e cannibale, nonché a organizzazioni terroristiche quali l’IRA e Settembre Nero, che sono quelli del massacro di Monaco, sempre per dirne una. Gheddafi e il suo regime furono i responsabili, secondo le Nazioni unite, dell’attentato terroristico più grave e sanguinario mai realizzato prima dell’11 settembre: un aereo passeggeri esplose sopra Lockerbie, in Scozia, uccidendo duecentosettanta persone. Oggi la Libia è tutt’ora una dittatura militare, in cui i partiti politici sono stati aboliti nel 1972, i sindacati non esistono e la successione avviene secondo la linea dinastica. Fine del ripassino.

calderoli.jpgSuccede che nella repubblica parlamentare dell’Italia si fanno le elezioni, le persone – dopo una campagna elettorale passata ad ascoltare i messaggi di questa e di quella parte politica – vanno a votare e scelgono di dare la loro fiducia a uno dei due schieramenti in campo, delegando così le forze del centrodestra a governare il paese per cinque anni, al termine dei quali saranno chiamati nuovamente al voto. Lo schieramento che ha vinto le elezioni sta in questi giorni discutendo sui nomi delle persone a cui affidare i ministeri, e a un certo punto Sayf Al Islam Gheddafi, ragazzotto pasciuto nonché figlio del dittatore di cui sopra e suo successore al potere secondo la linea dinastica, dichiara che no, a lui e al suo papà quel Roberto Calderoli lì non piace, e quindi preferirebbero che ci mettessimo un altro al suo posto. Per inciso, la colpa di cui si sarebbe macchiato Calderoli è quella di aver indossato una maglietta raffigurante alcune vignette satiriche riguardo Maometto, motivo per il quale in Libia – sotto la complicità dei dittatori – è stata assaltata l’ambasciata italiana e sono state uccise undici persone.

Chi crede nella democrazia, nel rifiuto della violenza, nella libertà dei cittadini, nel diritto di ciascuno di prendere in giro Gesù Cristo, Maometto, Buddha, Visnu e Confucio senza che un esercito di binetti faccia una strage e lo assalisca armi alla mano, in una parola, chi crede in tutte le conquiste di civiltà e libertà che ci separano dal medioevo, non può nicchiare, dire “né con Calderoli né con Gheddafi” e ridere sotto i baffi perché qualcuno rompe le uova nel paniere al governo Berlusconi. Preso atto che la differenza tra Gheddafi e Calderoli è talmente abissale ed evidente che non si tratta di non riuscire a vederla ma, semmai, di vederla e preferire Gheddafi pur di vedere in difficoltà i propri avversari politici, le indecisioni su questo terreno vogliono dire una cosa sola: che non solo Calderoli è meglio di Gheddafi, ma che forse è anche un pochino meglio di voi.