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Qualcosa da dichiarare

Sulla questione dei redditi online la penso più o meno come Luca: non ne vedo nè vantaggi per la vita democratica nè particolari svantaggi, un po’ perché si tratta di dati che sono già pubblici, un po’ perché solo qualche ingenuotto può credere alla fiaba dei mafiosi che scoprono quanto guadagni grazie alla rete. Per me potrebbe tranquillamente essere tutto pubblico, ma se a qualcuno la cosa dà fastidio, le si tolga: si faccia un po’ come il numero di telefono sull’elenco, ecco.

Le cose che mi fanno arrabbiare un pochino sono due, invece: perché un viceministro dimissionario da febbraio e sfiduciato dal Parlamento e dal voto popolare debba ancora prendersi la libertà di fare questo e quello (vedi anche alla voce Livia Turco), e perché i vari teorici della rete come generatore di formidabile trasparenza e orizzontalità e delle intercettazioni telefoniche come fondamentale strumento per i cittadini che devono sapere tutto di questo e quello (vedi anche alla voce Beppe Grillo, multimilionario) oggi fanno gli indignati perché grazie alla rete tutti possiamo saperne un po’ di più sugli altri – evviva, no? un altro passo verso la rivoluzione!