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Quattro giorni a Denver

La cosa gira in rete da un po’. Io l’ho letta su Camillo e l’ho girata a un po’ di gente, Sergio l’ha ripresa, oggi ne parla anche Marco. Si tratta della convention di Denver immaginata da uno degli autori di West Wing: Barack e Hillary arrivano alla convention di agosto praticamente pari, e succede veramente di tutto. Lo script si trova qui ed è eccezionale ma se non siete anglofoni e volete comunque godere di questo splendido divertissement, di seguito trovate la traduzione in italiano. Quando finirete di leggere e rimarrete a bocca aperta, pensate che West Wing è per larghi tratti molto meglio di così. Buona lettura.

Quattro giorni a Denver
di Lawrence O’Donnell

Il Partito Democratico è più vicino che mai a un incubo politico: una convention che arriva a un punto morto.
Anche se le possibilità che si verifichi uno scenario del genere sono ancora remote, l’idea è talmente ricca di risvolti drammatici che abbiamo chiesto a Lawrence O’Donnell Jr, ex sceneggiatore e produttore di West Wing di produrre uno scenario in forma di plot cinematografico. La premessa è che Barack Obama e Hillary Clinton arrivano a Denver, e nessuno dei due ha sufficienti delegati ad accaparrarsi la nomination nè una maggioranza decisiva nel voto popolare. E si comincia..

Schermo nero, sentiamo rumori, suoni confusi. Grugniti? Gemiti? Sesso? Un massaggio? Un allenamento? Sollevamento pesi? Il nero sfuma su: pelle. Pelle sudata.
Un gluteo? Maschio, femmina? E’ muscoloso. Peli. Tanti peli. Decisamente maschile. Ne viene fuori una scena di sesso gay tra un bodybuilder-puttana biondo e un uomo calvo, di mezza età, che pesa almeno 130 chili.
Un cellulare squilla. L’uomo grasso va per raggiungerlo, preme un tasto per interrompere il suono e torna a far sesso. Il telefono dell’hotel inizia a squillare. E squillare. E squillare. L’uomo grasso contorcendosi riesce a fermarne la suoneria. Il telefono suona di nuovo. L’uomo grasso tenta lo stesso trucco. E il telefono suona di nuovo, immediatamente. Alla fine, il cellulare vince. Mentre l’uomo grasso parla al telefono, la puttana continua a fare il suo lavoro.

Uomo grasso: Sì… Harold, posso chiamarti do- … Uh-huh … Non ho ancora deci- … Questo non è proprio un buon momento per- … Per favore. Devo- … Devo soltanto- … Ho bisogno di- … (vuole disperatamente tornare a far sesso, si arrende) Okay … Sì, sto dicendo sì … No, non puoi annunciarlo ancora… Ti sto dando la mia parola… Devo andare adesso… Okay. (riaggancia)
Puttana (guardandolo dal basso): Sei un superdelegato?

SCENA: Harold Ickes riaggancia il telefono nella sua suite, che è un po’ il centro in cui lo staff della Clinton tiene sotto controllo la conta dei delegati.

Ickes: Hey, ho appena avuto il governatore del..
Howard Wolfson: Hai visto Gore? (prende un telecomando, mette sulla Cnn che sta trasmettendo in diretta l’arrivo di Al Gore all’aeroporto di Denver)
Ickes (allibito): Porca troia!
Wolfson: Ha perso, quanto, quindici chili?
Ickes (ancora non crede ai suoi occhi): Sembra proprio…
Wolfson: … un fottuto candidato!

SCENA: Al Gore attraversa l’atrio dell’albergo ed è assalito da ammiratori e delegati. L’uomo grasso della scena di sesso sgomita per arrivargli il più vicino possibile. Una assistente sussurra nell’orecchio di Gore il nome dell’uomo grasso.

Uomo grasso: Hey, Al, ti ricordi di me? Sono il governatore del…
Gore: Hey, Pete, è grandioso vederti. Hai già deciso?
Uomo grasso: Beh, veramente ho appena detto di sì a Hillary, ma se tu fossi della partita-
Gore: Hey, sono qui solo per aiutare in ogni modo è possibile.
Uomo grasso: Il tuo aspetto è incredibile.

SCENA: Brian Williams introduce solennemente la diretta live della NBC: la conta dei delegati al momento vede Obama a 1688 e Clinton a 1539; Obama ha un vantaggio popolare pari a solo l’1,5% su 30 milioni di elettori; 263 superdelegati sono ancora indecisi. Tutto può ancora accadere.
Howard Dean apre la convention e viene cacciato a suon di fischi dal palco. I delegati lo ritengono responsabile per il casino in cui sono finiti. Dean prende Harry Reid e Nancy Pelosi correndo fuori dalla sala congressi. Dean dice loro che devono trovare quella notte stessa un modo per far smettere alla ferita di sanguinare. Dean, Reid, e Pelosi sono disturbati dal passaggio di alcuni delegati che firmano felicemente autografi alle Obama Girls dietro le quinte.

Mezzanotte. Camera di Dean. La leadership del partito si riunisce. Dov’è Gore? Ha detto che sarebbe stato qui. Qualcuno indica una tv.

Gore (sulla CNN): No, Anderson, Non sono qui come candidato. Sto solo provando di essere d’aiuto facendo tutto quello che posso.

La leadership valuta l’ipotesi di andare da Hillary e dirle che è tempo per lei di ritirarsi dalla corsa. Tutti sanno che se fanno questa mossa scorrerà del sangue. Qualcuno suggerisce di provare a chiedere a Barack di ritirarsi.

Reid: E’ sicuramente molto più facile parlare con Barack.
Pelosi: Avete veramente intenzione di chiedergli di ritirarsi solo perché è più facile parlarci?

Riescono a trovare il coraggio di andare da Hillary. Sono tutti concordi nel pensare che dovranno avere Gore dalla loro parte e dovranno convincere uno dei superdelegati più convinti del sostegno a Hillary a far parte della loro delegazione.
Reid prova di coinvolgere Chuck Schumer nella delegazione. Impossibile. Lei lo vedrebbe come un tradimento, puro e semplice, e la convivenza tra i due in Senato sarebbe impossibile per il resto delle loro carriere.

Notte inoltrata. Una serie di lunghe automobili nere arrivano nella corsia preferenziale di un albergo. Dean esce da una di queste auto ed entra nell’edificio, Reid sbuca da un’altra auto, poi Joe Biden, poi Robert Byrd, Max Baucus, Steny Hoyer, Ed Markey, Henry Waxman — tutti superdelegati indecisi di alto profilo.

Stanza dei Clinton. I pesi massimi del partito sono riuniti. Bill Clinton, in maglione, ammazza il tempo portando loro del caffè mentre sono in attesa di Hillary. Bill rassicura Nancy sul fatto che sta arrivando. Pelosi entra, con Charlie Rangel dietro di lei. Bill finge di non essere sorpreso.

Bill: Hey, Charlie, come te la passi? Stavo giusto chiedendomi chi dei nostri avrebbero scelto.
Rangel: Signor Presidente, è molto difficile per me. Lei sa che io—
Bill (sbrigativo): Certo, Charlie. (al gruppo) Manca qualcuno?
Dean: Penso che stiamo aspettando un’altra persona.
Bill: Spero tu non ti riferisca a Gore.
Dean: Esatto.
Bill: Scordatelo. (batte una mano) Non fraintendermi, non lo sto nascondendo qui da qualche parte, è solo che lo conosco giusto un po’ meglio di te. Scommetto che adesso è in tv. (prende il telecomando e inizia a fare zapping: CNN, no. Fox, no. MSNBC, no. CNBC, no. ABC, bingo. Ecco Gore che se la ride con Barbara e Whoopi su The View, in diretta da Denver) Guardatelo, delegazione-lavoriamoci-Hillary. Voi pensate che davvero che Al potrebbe in qualche modo aiutare voi a far prendere la nomination a qualcun altro? Avete una qualche idea di quanto sia difficile perdere tutti quei chili? Non lo ha fatto semplicemente per andare su The View.

Dean e gli altri fanno una faccia preoccupata.

Bill: Al spera che questa cosa vada avanti per due o tre voti, e poi voi lo chiamerete chiedendogli di salvare tutto (continua glaciale). E, ovviamente, Al non ha intenzione di attraversare quella porta e provare a dirmi cosa dovrei fare riguardo qualsiasi cosa.

Dean chiede se Hillary sta arrivando. Bill dice che no, c’è stato un cambio di programma, lei è in giro a lavorarsi i superdelegati e ha chiesto a lui di gestire la riunione. Dean fa un cenno a Reid, uno bravo con le buone maniere, che inizia col pezzo “per il bene del partito”. Bill lo interrompe subito.

Bill: Risparmiatemi i discorsi. Tiro a indovinare: siete qui perché avete già chiesto a Barack di ritirarsi e lui vi ha detto di no? (segue silenzio) Okay, andate a chiedere a Barack.
Rangel: Guarda, Bill-
Bill: Vaffanculo, Charlie. Pensi che puoi piantare un coltello nella schiena di mia moglie e poi venire qui dentro a chiaccherare?

Gli instinti da ragazzo di strada di Harlem del 78enne Rangel vengono fuori e si avvicina a Bill con i pugni stretti. Biden scatta e li tiene lontani.

Rangel: Se tua moglie sarà eletta presidente, io sarò sempre il presidente della Commissione Ways and Means [importantissima commissione parlamentare che si occupa di tasse, tariffe, Medicare, welfare] e avrà bisogno di me ogni fottuto giorno. Quindi come dobbiamo lasciarci: vaffanculo, Charlie, o mi dispiace, signor Presidente?

Bill si scusa velocemente, poi si rivolge al resto del gruppo.

Bill: E’ dura essere un superdelegato, eh? Non potete semplicemente andar fuori e annunciare che appoggiate Barack perché avete paura che il resto degli indecisi non vi segua. E allora dove state? Non ha senso restare neutrali così a lungo se poi alla fine non si opta per il vincitore, no?

SCENA: Stanza degli Obama. Dean e la leadership stanno avendo un meeting con Barack e Michelle Obama.

Barack: Ma sono avanti nei delegati, sono avanti nei-
Reid: Lo sappiamo. E’ solo che pensiamo che un ticket unitario sia l’unico modo per noi di-
Michelle: E perché quello che è in vantaggio dovrebbe prendere il posto da vicepresidente?
Reid: Noi—
Barack: Perché avete già chiesto a Hillary di candidarsi alla vicepresidenza e lei vi ha detto di no?
Dean: Non le abbiamo esattamente chiesto questo, per adesso, ma se potessimo dirle che tu sei pronto ad accettare la nomination a vicepresidente..
Barack: No.
Reid: Barack, se arriviamo a un secondo voto, qui va tutto all’inferno.
Barack: No.
Dean (indicando Gore da Larry King): Tu sai che Gore farà la sua mossa se noi arriviamo a un secondo voto. Pensi davvero che dopodiché riuscirai a trattenere tutti i tuoi delegati?

Barack lancia un’occhiata preoccupata a Gore in tv.

Joe Biden: Hai fatto una campagna forte, una campagna splendida, ma non è stata forte abbastanza da farti vincere la nomination. Sono certo che la maggior parte dei tuoi delegati ti ama alla follia, ma le convention si fanno per trovare i vincitori. E se noi arriviamo a un secondo voto e tutti i delegati si sentono liberi di votare per chiunque assomigli a un vincitore (indica Gore), quel tipo prenderà delegati da entrambi i lati e tu e Hillary potreste concludere questa storia litigando per il posto da vicepresidente in un ticket con Gore.

Adesso è Michelle ad essere preoccupata. Barack e Michelle hanno già parlato di questo. Sanno da tempo che prima o poi avrebbero dovuto prendere una decisione ma questo è il punto di non ritorno e Michelle fa un cenno a Barack come a dirgli che è tutto nelle sue mani.

Barack: Ci serve la stanza per un minuto.

Tutti quanti sgattaiolano via dalla stanza. L’intera leadership del Partito Democratico aspetta in corridoio dell’albergo che gli Obama discutano la scelta: tentare il tutto per tutto o sistemarsi come candidato vicepresidente. Sistemarsi? Quale senatore al primo mandato ha avuto la possibilità di essere candidato alla vicepresidenza? Quale afroamericano ha mai avuto la possibilità di essere candidato alla vicepresidenza?

Michelle: Non devo per forza essere la First Lady.
Barack: Dimmi qualcosa che non so.
Michelle: Second Lady potrebbe essere divertente.
Barack (sorride): Avremmo una grande casa, un grande elicottero, tantissimo tempo per aiutare le bimbe con i compiti.
Michelle (seriamente): E un’altra possibilità di correre per la presidenza. A te la scelta.
Barack: Tiriamo una moneta?

SCENA: Corridoio dell’albergo. Barack apre la porta della suite, guarda Dean e il resto della leadership del partito che attende ansiosa.

Barack: Gore viene dopo i miei delegati, dovrà combattere con me se vorrà averli.

La macchina di Hillary sta uscendo dall’albergo; entrando in macchina, Hillary scorge il senatore dell’Oregon Ron Wyden che sta entrando nella sua macchina. La macchina di Hillary è si appiccica a quella di Wyden. Al semaforo, Hillary salta fuori con dietro un gruppo di agenti dei servizi e segreti e circonda la macchina di Wyden. Lei si fa strada dentro la macchina e prosegue il viaggio con lui, cercando di convincerlo a votare per lei. Quando Wyden finalmente ammette di pensare che solo Obama può battere McCain, Hillary non si fa cogliere di sorpresa e dice a Wyden che la vittoria di McCain alle presidenziali è la cosa migliore che può accadere perché Wyden sia rieletto nel 2010, perché il partito del presidente perde sempre dei seggi nelle elezioni di midterm. Un presidente democratico finirà per rendere la rielezione di Wyden molto più complicata.

SCENA: Conferenza stampa di Ron Wyden. Wyden annuncia il suo supporto per Hillary, citando tutte le consuete ragioni – piano sanitario, esperienza, pronta sin dal primo giorno..

Sala della convention. Il voto dei delegati sta procedendo. La maggior parte degli indecisi decide di non decidere finché non si vede da che parte soffia il vento. Una manciata di delegati già assegnati cambia parte all’ultimo minuto, e uno di questi si becca immediatamente quindici minuti su tutte le televisioni. Con qualcosa come 250 delegati che non si esprimono, il primo voto si conclude con nessun vincitore e Barack davanti a Hillary di 137 delegati.

Gore dice a Dean che vuole aprire la convention.

Dean: Certo, Al. Nessun problema, non appena dici a Hillary e Barack che cosa grandiosa sia fare il vicepresidente e convinci uno di loro a farlo.

Barack va al bagno degli uomini e trova un superdelegato indeciso, il senatore dell’Ohio Sherrod Brown, all’urinatoio accanto al suo. Barack sa che non ha molto tempo per approfittare della situazione, così va dritto al punto e offre a Brown un seggio alla Commissione Esteri quando sarà presidente. Brown dice di non volere gli Esteri, vuole andare dove sono i soldi: Finanze. Entrambi sanno che nemmeno il presidente può aiutare qualcuno a entrare in quelle commissioni. Brown si alza la lampo e lascia Barack col cazzo in mano.

Michelle corre incontro al Generale Wesley Clark, che sta avendo alcuni problemi a entrare nella hall della convention perché ha dimenticato il suo accredito. Michelle fa intervenire la sua scorta dei servizi segreti per farlo entrare. Chiaramente affascinato da Michelle, Clark la ringrazia profusamente, dicendole di essere un suo grande ammiratore. Michelle scherza dicendo che non pensava di avere molti fan nello staff di Hillary.

Clark (con un tono quasi di scusa): Io sono dell’Arkansas, devo tantissimo a Bill Clinton. Hillary mi ha chiesto di farle da consulente sulle questione militari e io..

Michelle vede un superdelegato indeciso, il senatore del Rhode Island Jack Reed, and lascia Clark a inseguire Reed.

Al secondo voto, c’è un sorprendentemente piccolo movimento di delegati e nessun vincitore. Ma Al Gore prende sei voti, incluso uno dell’uomo grasso, che stavolta ha deciso col cuore.
Con Dean che gli nega ancora il microfono, Gore fa un giro attorno alla sala della convention e in un attimo è assalito da delegati che vogliono stringergli le mani e farsi delle foto con lui.
Dean trascina la convention a un terzo voto prima che Gore possa costruirsi il suo momento. Hillary e Barack vanno nella sala e iniziano a lavorarsi disperatamente i superdelegati rimasti durante la chiamata degli stati. Mentre loro implorano i delegati per i loro voti, le telecamere dei network li riprendono carpendo dei primi piani in diretta di Hillary e i suoi (Bill, Clark, Dianne Feinstein) e Barack i suoi (Michelle, Bill Richardson, Chris Dodd) in uno stato di totale sottomissione con tutti i delegati con cui si trovano a parlare.
Nessun candidato alla presidenza è mai sembrato così disperato.

L’inquadratura si stringe sul presidente della Commissione Finanze del Senato Max Baucus, seduto tranquillamente con la delegazione del Montana mentre guarda Hillary e Barack che si danno da fare nella sala. Baucus è disgustato dal circo che è diventata la convention.

Il terzo voto è una brutta botta per Gore, che perde la metà dei suoi voti e finisce con tre. La Goremania è finita. I delegati sono spiritosi, questa volta. Ci sono due voti per Eliot Spitzer, uno per Jimmy Carter (Carter ha appena dovuto giurare a Bill O’Reilly che non si è votato da solo ), undici per Barney Frank e uno per Keith Olbermann. Quelli che hanno votato Frank si fanno intervistare sorridenti dalle tv spiegando che sarebbe una grande gioia far votare alla convention un candidato gay nella stessa notte in cui sono pronti a votare una candidata donna e un candidato nero.

Dean trova Barack e gli dice che Hillary vuole incontrarlo per un faccia a faccia. David Axelrod, guru della campagna di Obama, dice che non se ne parla, lei vuole offrirgli la vicepresidenza. Michelle è d’accordo: non farlo. Barack annulla il meeting e poi dice a Dean che vuole un meeting con Hillary. Dean è confuso: e questo cosè? Vuoi il meeting o non vuoi il meeting?

Barack: Ho appena annullato il meeting di Hillary. E ora sto invidando Hillary al mio meeting.

Dean prova a convincersi che quello che ha appena sentito non è folle. Si volta per uscire. Barack gli dice di assicurarsi di dire a Hillary che ha annullato il suo meeting prima di invitarla. Dean esce.

Axelrod: Adesso tu gli offri la vicepresidenza, poi-
Michelle: Lei non la prenderà.
Axelrod: Lo so. A quel punto aspettiamo che lei si ritiri e-
Michelle: Io ho un’idea migliore.

SCENA: Dean dice a Hillary che Barack vuole il meeting (omettendo che Barack ha annullato il suo meeting e quindi questo sarebbe il meeting di Obama). Bill è sorpreso che Axelrod stia permettendo a Obama di partecipare all’incontro.

Dean: Credimi, non è stato facile convincerlo.
Bill: C’è qualcosa che non va.
Dean: Ho dovuto torcergli le braccia. Io-
Bill: Tu? Torcergli le braccia? Stronzate. (a Hillary) Barack vuole offrirti la vicepresidenza. Vi state combattendo la conferenza stampa in cui dire chi ha offerto la vicepresidenza a chi. Scordatelo. Sarà un fiasco. Il meeting è annullato.
Dean: Il meeting era una tua idea!
Hillary: Addio, Howard.

Dean esce.

Baucus trova Dean in conclave con i parlamentari della convention alle prese con la decisione su quando iniziare il quarto voto. Baucus dice a Dean che entrambi i candidati devono chiudersi in una stanza e risolvere la situazione. Dean gli spiega che è quello che ha appena tentato di fare e dice che non ci sono speranze. Baucus ha un piano: dire a Hillary che lui vuole incontrarla da solo in questa stanza fra dieci minuti. Dire a Barack la stessa cosa. Dean dice che se ne andranno non appena si vedranno. Baucus dice: e lasceranno indeciso un superdelegato indeciso? Non credo proprio.

La scorta di Hillary si muove attraverso i corridoi dell’albergo con lei al centro. La scorta di Barack lo prende in consegna nella sala della convention e lo guida verso il luogo dell’incontro con Baucus. Arrivano nella stanza nello stesso momento. Porca troia! Hillary e Barack fanno per tornare indietro, poi Hillary si volta nuovamente pensando che adesso può andare a prendersi da sola l’appoggio di Baucus. Anche Barack si volta. Entrambi tornano nuovamente indietro e poi si voltano ancora. C’è un superdelegato indeciso dall’altra parte della porta. Nessun candidato lascerà l’altro entrare lì da solo.
Entrano entrambi, Barack tiene la porta aperta per Hillary.

Barack (con deferenza): Signor Presidente.
Baucus: Grazie per essere venuti.
Hillary: Max, pensavo—
Baucus: E’ tempo per voi due di risolvere questa cosa.

Baucus fa per andarsene. Hillary lo segue dietro la porta, Barack segue Hillary. Baucus li blocca insieme dentro la stanza.

Baucus: Aprite bene le orecchie. La vostra legge sulla copertura sanitaria (sposta lo sguardo dall’uno all’altro) deve passare attraverso la mia commissione. Così come le vostre misure fiscali, le modifiche che volete fare al NAFTA – potrei continuare ancora. Voi uscite di qui adesso, e chiunque di voi in qualche modo arriverà alla Casa Bianca, io gli garantisco che avrà il peggior primo anno di sempre. (esce)

Barack: Bene, ci siamo… Hillary, io-
Hillary: Sei un oratore migliore di me.
Barack (confuso): Uh…
Hillary: Parecchio migliore. Migliore di Bill. Il migliore che abbia mai visto.
Barack: Uh, grazie—

Hillary: Quando uscirai da qui e accetterai la nomination, sarà il più bel discorso di questa convention, non ci sono dubbi. Anche se accetterai la nomination a vicepresidente. Tu sarai la rockstar del ticket, non importa quello che farò io.
Barack: Io non voglio fare il vicepresidente.
Hillary: Visto come sta andando, probabilmente non dovrai. McCain è in vantaggio su entrambi nei sondaggi. Se perdiamo, tu sei il frontrunner per la nomination a sfidare McCain fra quattro anni, e tu sai che quella sarà una partita impossibile da perdere.
Barack: E se vinciamo-
Hillary: Sei il front-runner per la nomination fra otto anni, quando tu avrai quanto? Cinquantaquattro anni? E avrai una bella esperienza da vicepresidente su cui puntare.
Barack: Andrà bene come è andata ad Al Gore.
Hillary: Guarda, se corri in testa al ticket e perdi contro McCain, finisce tutto lì. Fine della storia. Non avrai mai più un’altra possibilità. Chiedi a John Kerry com’è facile prendere la nomination un’altra volta.
Barack: Quindi, io sarei il tuo vicepresidente e Bill cosa sarebbe? Il tuo vicepresidente esecutivo?
Hillary: Non preoccuparti di Bill.
Barack: Mi preoccuperei molto meno se fosse il marito del mio vicepresidente.
Hillary: Io non voglio fare il vicepresidente.
Barack: Già fatto, vero?
Hillary: Qualcosa del genere, sì. Ho imparato molto.

Barack sorride – ci risiamo con le stronzate sull’esperienza di Hillary.

Hillary: Chiedi ad Al Gore quanto ha imparato da vicepresidente.
Barack: Penso che abbia imparato che è una strada senza sbocco.
Hillary: Tu non—
Barack: Hillary, a me importano due cose esattamente quanto importano a te: il partito e vincere la nomination.
Hillary: Intendi che non te ne frega un cazzo del partito e uccideresti per vincere la nomination?
Barack (sorride): Sei piuttosto elettrica, eh? Lo sai, tutto quell’inchiostro livoroso che avete sprecato l’estate scorsa a proposito della distruzione del partito, regalare le elezioni a McCain – c’è solo una persona che può risolvere questa cosa. Io. Quel brillante discorso che tu ti aspetti da me può metterti lì dove meriti di essere – eroe del Partito Democratico – e far tornare tuo marito lì dove merita di stare – un rispettato uomo di stato. Nessun altro può.
Hillary: Vincendo si può.
Barack: Se prendi la nomination, andrai incontro a una sconfitta contro McCain e i Clinton diventeranno ufficialmente coloro che hanno distrutto il Partito Democratico. Fine della storia. Divertiti in Senato, poi.
Hillary: Andiamo, io posso battere McCain. Io posso-
Barack: Hillary, il tuo indice negativo è al 49 per cento. Hai il più alto negativo di chiunque abbia mai corso per la presidenza. Non è possibile che tu vinca a Novembre.
Hillary: I repubblicani faranno salire il tuo negativo se prenderai la nomination.
Barack: Certo che lo faranno. Cinque punti? Mi faranno arrivare al 38 per cento? E cosa succede se loro fanno salire il tuo negativo di due punti? Cinquantuno per cento? Non ci sono speranze, Hillary.
Hillary: Bene, vediamo cosa succede al prossimo voto.

Hillary si volta per andar via.

Barack: Non mi interessa attraverso quanti voti vuoi far passare questa cosa. Non mi interessa se questa convention dura due settimane. Sono venuto qui per vincere, e questo è quello che farò. Niente mi farà fare un passo indietro. Niente mi farà prendere la poltrona numero due. Niente. Ti sei messa contro qualcuno che è pronto a fare molti più danni di quelli che sei pronta a fare tu. E la stampa darà a te la colpa di tutto.

Hillary non ha mai visto questo genere di decisione senza pietà, fuori dalla sua famiglia. Per la prima volta, passa nella sua mente il pensiero che questo tipo potrebbe forse essere un buon presidente, potrebbe forse tenere testa ai Putin di tutto il mondo.

Barack: Quando uscirai fuori di qui, ho intenzione di indire subito una conferenza stampa e annunciare che quando prenderò la nomination, la mia scelta per la vicepresidenza sarà Wesley Clark, e-
Hillary (ride): Non succederà. Wes è con me fin dall’inizio.
Barack (proseguendo): —e al voto successivo, il possibile ticket Obama-Clark mi porterà l’intera delegazione dell’Arkansas e altri – che ne pensi – 200 superdelegati almeno?
Hillary: Non ti lascerò coinvolgere Wes in un finto ticket unitario.
Barack: Troppo tardi. Michelle lo sta incontrando proprio adesso.

L’iPhone di Barack trilla. Lui lo controlla.

Hillary: Lui non accetterà nulla senza la mia-

Barack le passa l’iPhone. Inquadratura sul messaggio di testo: CON CLARK AFFARE FATTO. TI AMO, M.
Hillary sembra essere nel panico – dall’accordo con Clark almeno quanto dall’amore del matrimonio di Barack. Barack le dà un momento per assorbire le shock e poi..

Barack (dolcemente): Voglio che tu venga con me alla conferenza stampa.
Hillary: Non esiste.
Barack: Ho bisogno—
Hillary (infastidita): Non hai bisogno di me. Hai il mio più grande sostenitore come tuo vicepresidente. E lui ora ti dà un’enorme copertura sulla politica estera e l’esperienza militare.
Barack: Non è un ticket unitario finché tu non dici che è un ticket unitario. Io voglio dire alla stampa che ho chiesto a te di fare il vicepresidente, tu hai detto di no e mi hai suggerito il generale Clark. Voglio darti il merito di aver salvato la giornata e aver salvato il partito. Voglio che tu possa lasciare Denver a testa alta.
Hillary: Io, uh, io…

Barack: Wes è d’accordo con questa storia.
Primo piano su Hillary, immersa nei pensieri.
Barack: Io posso vincere la nomination senza di te, ma non posso vincere alle elezioni senza di te. Ho bisogno di te, Hillary.

SCENA: Conferenza stampa. Primo piano su Hillary con un sorriso che va da un orecchio all’altro, migliaia di flash su di lei. Si scopre che sta tenendo le braccia in alto in posa di vittoria alla Rocky. La sua mano sinistra tiene la mano di Wesley Clark, la sua mano destra tiene la mano di Barack Obama. Si sentono oltre 20,000 persone gridare e applaudire.

Hillary (senza voce, urlando): Ecco a voi il prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama!

SCENA: Barack salta sul podio, abbraccia Hillary e si rivolge all’adorante parterre della convention. Hillary sfila sotto il palco, lascia Barack a godersi la standing ovation.
Hillary scorge Bill nella folla dei superdelegati dietro il palco. Bill sta abbracciando Charlie Rangel e lo tiene stretto abbastanza a lungo da assicurarsi che tutti i telegiornali riprendano la scena. Ha appena iniziato a ricostruire i rapporti con la comunità afroamericana.

Hillary va da Bill. Si abbracciano, sorridono, e si uniscono alla standing ovation come se siano finalmente arrivati i giorni felici.

Bill (sottovoce): Non preoccuparti. McCain lo prenderà a calci in culo.

Sfumando verso il nero, titoli di coda sulle immagini di delegati sorridenti e commossi, incluso l’uomo grasso. Si chiude sul suono di una infinita standing ovation.