Stampa in rassegna
Io sono un feticista dei quotidiani. Li compro, li sfoglio, li confronto, li studio, li leggo e li rileggo. Premesso che se avessi tempo e soldi a sufficienza acquisterei e leggerei ogni giorno tutti i quotidiani disponibili sul mercato, la scelta del giornale da acquistare è per me una cosa molto seria. E’ un po’ come scegliere per quale partito votare. Durante il mese che ho trascorso a Milano ho acquistato ogni giorno diversi quotidiani per ragioni professionali più che di gradimento, dato che non potevo fare a meno di seguire la cronaca cittadina. Questo mi ha aiutato a capire qual è il miglior quotidiano italiano attualmente sul mercato.
Repubblica l’ho letto per anni. L’ho abbandonato una volta, quando mi sono accorto che ero sempre troppo d’accordo con gli editoriali dei vari Merlo e Giannini (Scalfari lo leggo raramente, la domenica c’ho da fare). Poi l’ho ripreso, in corrispondenza con la campagna elettorale per le primarie del 14 ottobre. Poi l’ho abbandonato di nuovo: ora lo compro solo quando sono obbligato professionalmente, vedi questo mese a Milano. Perché? Perchè è un giornale pigro. Perché è pieno di errori, che possono capitare e ci stanno, ma fino a un certo punto. Perché parla solo e soltanto a un certo tipo di pubblico ed è completamente incapace di risultare affascinante al resto dell’universo mondo. Perché porta sfiga. Perché gli articoli di Zucconi e i suoi attacchi iperbolici hanno un po’ stufato. Perché sul sito c’è il boxino morboso. Perché se lo compri il sabato ti rifilano quell’inutile mattone che finisce nei rifiuti ancora impacchettato. Perché a volte sembra voglia infilarsi a forza nel cliché del quotidiano radical chic de sinistra. Poi ha anche delle cose positive – la pagina delle idee, Calabresi da New York, Franceschini da Londra, Messina sempre, Serra a giorni alterni – ma non mi piace più come una volta. Mi sembra ci siano sempre meno cose da leggere e – dato che nell’ultimo trimestre ha perso il 22% dei lettori – la mia sembra un’opinione condivisa.
Il Corriere l’ho letto al primo abbandono di Repubblica. Mi sembra un giornale con più ciccia rispetto a Repubblica e per un po’ mi ha affascinato questo suo essere un po’ più sopra le parti, e poi c’è Sconcerti. Dopo poco ho smesso di comprarlo, e non solo per la politica estera talvolta imbarazzante, per gli editorialisti ottuagenari (basta!), per la rubrica in prima pagina di Alberoni o per l’inutile mattone che – anche qui – ti rifilano il sabato. Ho smesso di comprarlo per il modo a dire il vero un po’ subdolo con cui insegue questo benedetto governo di larghe intese. E poi è troppo, troppo grande.
Il Foglio l’ho letto a lungo online, e talvolta anche in cartaceo, almeno fino al 2005. Ha i commenti politici (sia interni che esteri) migliori che si possa trovare sui quotidiani italiani e alcune penne che da sole valgono il prezzo del biglietto: Sofri, Marcenaro, Panella, Crippa, Ferrara, Pace, Camurri. Poi ci sono quei rosiconi di Rocca e Cundari, che si leggono sempre bene. Anche Cerasa è bravo. Ed è uno dei pochi giornali italiani che si sa prendere per il culo, quando serve. Però da tempo non lo compro più: l’innamoramento di Giuliano Ferrara per Joseph Ratzinger – e se fosse solo questo, alla fine della fiera? – è incredibilmente noioso e trombone. E poi c’è la critica cinematografica più snob del pianeta.
Cosa rimane? Il Riformista l’ho letto saltuariamente. A volte ci si trovano delle cose interessanti, più sotto Polito che sotto Franchi. Ma Macaluso è diventato livoroso e illeggibile e poi i pensierini di Maurizio Costanzo sono veramente troppo. Del Giornale salvo solo Facci. Di Libero e del Manifesto salvo le prime pagine. L’Unità – come ho già avuto modo di dire – è un polpettone illeggibile che racchiude tutti i peggiori difetti della sinistra italiana, a cominciare dalla rubrica monotematica quanto-odio-berlusconi di Maria Novella Oppo per finire col manettaro Travaglio. Liberazione non l’ho mai comprata: scusate, ma Sansonetti no. Europa ha Menichini che non è niente male, ma per il resto c’è veramente poco. Del Messaggero salvo solo le pagine sulla Roma.
Da qualche mese ormai leggo La Stampa, che non è eccezionale ma è un giornale ben scritto, pieno di cose da leggere, con alcune intuizioni vincenti e un parco di editorialisti mica male. L’impressione è che sia un giornale completo, senza scemenze e con tutto quello che c’è da sapere. Insomma, un buon giornale (e se non parlasse così tanto della Juve, il giudizio sarebbe estremamente più entusiasta).