Questo sito contribuisce alla audience di IlPost

E-lezioni

Ho letto decine e decine di analisi del voto delle politiche e in tante di queste ho riscontrato un tasso di saccenza e di supponenza che mi ha abbastanza infastidito. Ho letto diversi blogger e commentatori più o meno autorevoli sottoporre ai loro lettori una sfilza di “era chiaro che”, “era evidente che”, “come era prevedibile è successo che”, mentre invece fino al giorno prima del voto stavano attenti a non sbilanciarsi su nulla. Signori: non bisogna aspettare di vedere che la Sinistra arcobaleno prende il 3,5% prima di dire che è un mostro nato morto, così come non è necessario osservare il raddoppiamento dei voti della Lega al nord per capire al nord gli operai non votano a sinistra da un bel pezzo. Quindi, se ci riesco, vorrei non farvi leggere scemenze del genere in questo post.

GOODBYE LENIN
Spariti, dissolti, scomparsi. Secondo Diliberto questo è accaduto perché nel simbolo non c’erano la falce e il martello, e infatti Sinistra Critica e il Partito Comunista dei Lavoratori hanno preso valanghe di voti proprio per merito del loro simbolo. Secondo Giordano e Rizzo è successo per colpa del Partito Democratico, come se l’obiettivo delle campagne elettorali non fosse convincere gli elettori degli altri partiti a votare per te – o come se loro non bramassero per fare lo stesso, a spese del Pd. Secondo Pecoraro.. no, Pecoraro ve lo risparmio, ché vi voglio bene. Mussi ha chiesto al suo partito di analizzare le cause della sconfitta ma non gli ha risposto nessuno, considerato che la base di Sinistra Democratica è rientrata interamente dentro il Pd durante la campagna elettorale. E quindi non abbiamo più comunisti nè finti ambientalisti in Parlamento, ed era abbastanza scontato. Mi si perdonerà l’arroganza del citarmi ma, ecco:

Senza una trasformazione politica vera, l’area della sinistra radicale è destinata alla graduale marginalizzazione.
30 settembre 2007

L’area della sinistra radicale/massimalista è un’area politica che – specie continuando di questo passo – è destinata alla graduale emarginazione, così come è già avvenuto o sta avvenendo fortunatamente in tutte le moderne democrazie occidentali (e vi assicuro che continuano a vivere benissimo, c’è la massima libertà di espressione e le istituzioni funzionano meglio che da noi).
11 ottobre 2007

Qualcuno inizia a dire che però il Pd deve preoccuparsi, perché al prossimo giro senza lo spauracchio-Berlusconi i voti dei partiti comunisti torneranno all’ovile. Io dico di no, e vedremo se avrò ragione anche qui: questo ridimensionamento non è reversibile. A sinistra del Pd qualche testa cadrà, i Comunisti Italiani – proprio come vi avevo detto – faranno il Nuovo Pci e si spartiranno quel 4-5% di elettorato con quel che resta di Rifondazione Comunista. Fine della storia. Vada come vada, uno dei problemi più grandi della seconda repubblica lo abbiamo risolto (e la Palermi non è più parlamentare!).

NO, WE CAN’T
Il Pd ha fatto una campagna elettorale eccezionale. Sì, le liste si potevano fare meglio, ma non venitemi a dire che sia stato questo il fattore che ha impedito agli elettori dell’Udc o del Pdl di votare Pd: le avete viste le loro liste? Abbiamo perso perché per due anni siamo stati l’architrave del governo più disastroso e imbarazzante della storia di questo paese, e se non vi sembra abbastanza provate a ricordare l’iter di approvazione della prima finanziaria, il modo suicida in cui è stata gestita la questione indulto, le manifestazioni contro il governo promosse da membri del governo (dal Family day al 20 ottobre), Rossi e Turigliatto, Dini e D’Amico, Cusumano e Barbato. Abbiamo tutti sottovalutato quanto fosse vivo nelle persone il ricordo del governo Prodi: se fossimo andati alle elezioni con il vecchio schieramento da Mastella a Caruso avremmo perso con venti punti di distacco. W. ha fatto il massimo: noi pensavamo potesse bastare per pareggiare, se non addirittura per vincere, invece è stato a malapena sufficiente per perdere dignitosamente. L’unica consolazione è che da questi errori stiamo imparando, alcuni non li stiamo facendo già adesso, altri probabilmente non li faremo più.

VIVE LA POLITIQUE
Come sapete, Ivan non ce l’ha fatta per un pelo. Primo dei non eletti nel collegio Lombardia 1. Sono tornato a Roma, a casa, esattamente un mese dopo il giorno in cui sono partito alla volta di Milano. E’ stato un mese stimolante, divertente, entusiasmante e faticoso, conclusosi con un pomeriggio al cardiopalma e una notte passata a far calcoli. Ho imparato tantissime cose. Ho conosciuto, a volte anche solo per pochi minuti, parecchie persone di cui conserverò un bel ricordo e alcune che spero di avere occasione di rivedere e risentire. Ho conosciuto un po’ Milano, e Milano merita. La politica è una cosa bellissima.