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Building momentum

Più di un mese fa avevo messo in fila quattro motivi per pensare che Barack Obama potesse vincere la nomination democratica. Ieri The Politico ha messo in fila cinque motivi perché Hillary Clinton dovrebbe iniziare a preoccuparsi. Breve e rapida traduzione del succo del discorso, ché ne vale la pena.

Primo: Hillary è sotto nella conta dei delegati. Quando i risultati del supertuesday si sono stabilizzati è emerso chiaramente che Obama ha oggi 14 delegati in più rispetto a Hillary. E’ passato il supertuesday, e lui è ancora avanti: la Clinton coi superdelegati è ancora globalmente in vantaggio, ma Obama è in rapido avvicinamento.

Secondo: Hillary ha sostanzialmente preso gli stessi voti di Obama, 7.3 milioni di voti per ciascuno, una livello di parità tale che era assolutamente inimmaginabile fino a pochissime settimane fa. In quei giorni, i sondaggi davano la Clinton in vantaggio di oltre dieci punti. Oggi quel vantaggio è del tutto svanito. La ragione di questa rimonta – evidenziata dal recupero nei sondaggi e dai risultati delle primarie – rivela un fatto semplicissimo: più gli elettori conoscono Obama, più Obama piace agli elettori. Questo è davvero preoccupante per Hillary, specie perché il calendario del voto adesso rallenta notevolmente e passerà un mese intero prima di votare in un altro grande stato. Questo permetterà ai candidati di dedicarsi a tempo pieno a presentarsi agli elettori di ogni singolo stato, e questo rafforzerà ulteriormente Obama.

Terzo: Hillary ha perso la maggior parte degli stati. Obama ha vinto in 14 stati, sei più di Hillary, e ha mostrato di saper vincere e catturare attenzione in ogni regione del paese. La sua vittoria in Missouri è stata impressionante ogni oltre misura, sottolineata dai risultati eccellenti sul piano del voto degli elettori uomini e delle elettrici donne, dei laici e dei religiosi, degli elettori di città e di quelli delle campagne.

Quarto: Hillary ha perso la guerra dei fondi a Gennaio. I soldi lanciano e costruiscono il momentum, e il fatto che Obama abbia raccolto a gennaio il doppio dei soldi raccolti da Hillary è piuttosto indicativo. Obama ha raccolto oltre 31 milioni di dollari, Hillary meno di 14. Non è possibile ignorare questa dinamica: attivisti e donatori democratici stanno affollandosi intorno a Obama e questo potrebbe avere delle conseguenze profonde sulla gara da qui in avanti.

Quinto: il calendario è il suo nemico. Ora che più della metà degli stati ha già votato, abbiamo una serie di chiavi di lettura che ci permettono di individuare con una certa precisione chi sono i candidati favoriti nelle prossime primarie. Negli stati in cui si vota tramite caucus, Obama va fortissimo: ha vinto in sette casi su otto. Ora ci sono altri tre stati con primaria mediante caucus: Washington, Nebraska e Maine. Obama va fortissimo pure negli stati con una forte presenza afroamericana, e dopo si voterà nel District of Columbia, in Maryland e in Virginia – tutti stati con una significativa percentuale di elettori neri. Poi sarà il turno di un altro caucus state, le Hawaii, dove Obama ha pure il vantaggio di giocare in casa: è figlio di quella terra. Dovrà passare un intero mese perché Hillary si trovi a combattere in quegli stati come l’Ohio o la Pennsylvania che la vedono attualmente favorita. Ammesso che – come dice JimMomo – tra un mese Hillary sia ancora la favorita.