S. Agata, patrona dei mafiosi
E così, a un certo punto, tutti scoprirono quel che è risaputo da decenni: che a Catania la festa di S. Agata – che è la terza festa religiosa del globo terrestre, per capire di che parliamo – è interamente in mano alla criminalità organizzata, dalla vendita di tonnellate di cera agli spettacoli pirotecnici, dalle scommesse clandestine su orari di entrata e uscita del fercolo alle soste davanti le case dei boss, dai venditori ambulanti alla cloaca del circolo di S. Agata (perché trattasi di cloaca: lì dentro da anni tutti sanno tutto e quasi nessuno fa niente, neanche andarsene senza dire nulla).
L’anno scorso un giorno prima dell’inizio dei festeggiamenti un uomo fu ucciso durante una partita di calcio. La festa iniziò e finì regolarmente, eccetto il disturbo dei funerali in una piazza Duomo piena per metà. In giro la solita folla, e vi risparmio i commenti e le battutine dei più sulla morte di Filippo Raciti. Oggi il comune è in una situazione di dissesto finanziario tale che da mesi non ci sono i soldi per accendere i lampioni (!), che restano spenti in buona parte della città: per la festa di S. Agata, però, i soldi si troveranno, come sempre. E tutti in giro, a urlare come ossessi in questo rito collettivo di stupidità e ignavia.