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Crisi di governo for dummies

Questa è la situazione attuale del governo Prodi e di quello che ci aspetta nelle prossime ore, o settimane. Cerco di metterla giù semplice: il governo Prodi è finito. Inutile alimentare speranze o terrore (secondo i punti di vista): il governo Prodi è finito, fi-ni-to. Vediamo adesso i possibili scenari.

Scenario 1 – Harakiri
Vi ricordate il 1998? Romano Prodi è come san Tommaso, e non ci crede se non mette il naso. E quindi va spavaldo al Senato, a guardare in faccia questi lestofanti dell’Udeur e dei liberaldemocratici che non vogliono dargli la fiducia. Se stessimo giocando a poker, questo sarebbe il più disperato degli all in: o dentro o fuori. Al 90% sarebbe fuori, fiducia negata e di corsa da Napolitano a dare le dimissioni. C’è un 10% di possibilità che – tra il voto compatto dei senatori a vita e qualche strategica assenza nell’opposizione – la fiducia possa passare, ma a quel punto Napolitano tirerebbe le orecchie a Prodi ché glielo aveva già detto, la scorsa volta: caro Prodi, devi avere una maggioranza politica, oltre che numerica. Oggi l’hai scampata, ma al prossimo voto come fai? Sarebbero comunque, presto o tardi, dimissioni.

Scenario 2 – Tentar non nuoce

Oggi Prodi si è incontrato con Napolitano. Il Capo dello Stato gli ha fatto presente la seguente cosa: caro Prodi, io non ho intenzione di mandare gli italiani a votare con questa legge elettorale, e se ti sfiduciano al Senato non mi rimane che cercare qualcuno che voglia mettere in piedi un governo istituzionale. Non è che potresti dimetterti ora, magari stasera, e vedere se trovi una maggioranza per fare un nuovo governo con soli dodici ministri e l’unico compito di fare la legge elettorale e indire i referendum, qualora la trattativa fallisse? Grazie.

Scenario 3 – I have a dream
Vuoi perchè Prodi smania per ricevere la sfiducia dal Senato, vuoi perchè l’opposizione la legge elettorale potrebbe pure volerla fare, ma pretende in cambio la testa di Prodi, Napolitano non riesce a dare a Romano il re-incarico e non può che vedere se qualcun altro riesce a tirar fuori una maggioranza da questo Parlamento. La cosa andrebbe bene a tutti quelli che non vogliono si voti con questa legge, ai parlamentari smaniosi di pensione e – soprattutto – andrebbe bene a Berlusconi, a cui non dispiacerebbe che il Parlamento del 2013 abbia una maggioranza di centrodestra. Se si votasse in primavera, la nuova legislatura si concluderebbe sì nel 2013, ma troppo presto (e finirebbe come nel 2006). Se si votasse l’anno prossimo, il 2013 sarebbe tutto nelle sue mani. Avrete sicuramente capito per cosa si vota nel 2013. Si aprono quindi due possibilità.

Scenario 3.1 – Il governo tecnico
Sarebbe un governo – sempre composto da dodici ministri, ormai è obbligatorio – guidato da un personaggio estraneo alla politica: gli indiziati numero uno sono l’ex-commissario Ue Mario Monti (che sembra non aspetti altro), il presidente di Confindustria in scadenza di mandato Luca Cordero di Montezemolo (che non disdegnerebbe l’idea) e il governatore della banca d’Italia Mario Draghi (che sembra non c’abbia proprio voglia, e come dargli torto). Il governo tecnico non farebbe niente di trascendentale, tenterebbe di promuovere subito una legge elettorale per dribblare i referendum e tenere le politiche nel 2009. Giusto per non correre rischi, potrebbe indire i referendum per l’ultimo weekend disponibile del 2008, per da azzopparlo (tutti al mare! tutti a vedere gli europei!) e rinviare comunque le politiche al 2009.

Scenario 3.2 – Il governo istituzionale
Eccole, finalmente. Le larghe intese, la grande coalizione, il governissimo: Pd-Udc o Pd-Udc-Fi o Pd-Fi. Lo guiderebbe con ogni probabilità Franco Marini, anche se nelle retrovie scalpitano Lamberto Dini e Gianni Letta. Altri papabili (ma molto indietro) Beppe Pisanu e Giuliano Amato. Il governo istituzionale avrebbe maggiori possibilità di fare la legge elettorale, potrebbe anche fare una finanziaria con una timida riduzione delle tasse, tenterebbe di trovare un accordo sulle riforme istituzionali e l’assetto dello Stato. Per andare a votare nel 2009, referendum permettendo.

Scenario 4 – Fine di mondo
Prodi sfiduciato e dimissionario, nessuno che vuol prendersi l’onere di guidare un governo tecnico o istituzionale e sentirsi chiamare “inciucista” da qui all’eternità, Berlusconi che sa che la sua leadership ha i giorni contati, Veltroni che ha fretta di perdere per potersi togliersi di torno qualcuno e ricostruire: insomma, si va alle urne. Subito, forse già ad Aprile. In bocca al lupo.