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Fare il Papa con il Papa

autorete.jpgLa faccenda Ratzinger-Sapienza potrebbe chiudersi con una battuta: peggio dei rettori che invitano a parlare un Papa all’apertura dell’anno accademico ci sono solo quelli che boicottano l’evento tentando di impedire al Papa di parlare. Ma non è così semplice.

Mi sono interrogato sul perchè si potesse essere contrari alla presenza del Papa nell’aula magna dell’università in cui studio. E mi sono risposto.

Caro Francesco, il Papa è un capo di stato di un paese estero. Per cui, che stia a casa sua.
Non vedo il problema: Romano Prodi ha ricevuto lauree honoris causa tenendo lezioni nelle università di Sofia, Barcellona, Madras, Providence, Michigan, Bucarest, Lovanio, La Valletta, Tirana, Madrid, Seul, Oxford, Tunisi, Lublino. Capi di stato italiani vanno all’estero a parlare nelle università e ricevere lauree honoris causa, la stessa cosa fanno capi di stato stranieri in Italia. Quando – per dirne una – l’università di Perugia ha insignito di una laurea honoris causa il capo di stato canadese, tu eri certamente a manifestare davanti l’ateneo, no?

Già, però il Papa è un capo religioso mentre l’università è un luogo dello Stato. Quindi, il Papa non può parlare all’Università.
Questa è la motivazione più ipocrita. Nell’Ottobre del 2006 un capo religioso non solo è stato ricevuto dall’università Roma 3, è stato addirittura insignito di una laurea honoris causa. Nessuna protesta da parte di nessuno. E gli studenti? Felicissimi.

Oltre mille giovani hanno partecipato alla cerimonia […] e centinaia di studenti, docenti e ricercatori rimasti fuori si sono dovuti accontentare dei maxischermi allestiti in alcune aule della facoltà di Lettere.

Quindi – e abbiamo facilmente smontato una delle più roboanti delle motivazioni del boicottaggio – la sacralità laica dell’Ateneo non c’entra. L’università non è offlimits per i capi religiosi: il Dalai Lama può entrare, il Papa no.

Eh, facile: il Dalai Lama non è mica oscurantista quanto il Papa.
Ah no? Ti sbagli, mi sa: nonostante una sagace e riuscita operazione simpatia di Tenzin Gyatso, il Dalai Lama non è esattamente quell’icona di bontà che molti credono. Il Dalai Lama vende indulgenze, propugna per il Tibet una società organizzata secondo un sistema feudale e castale (compreso di schiavitù, punizioni corporali e condanne a morte), condanna l’omosessualità e l’aborto, rivendica giurisdizione politica su un territorio sulla base di un principio divino e – questa cosa ai collettivi che protesteranno giovedì doveva far rizzare i peli delle braccia – ha preso soldi dalla Cia per addestrare dei miliziani. Eppure, quando il Dalai Lama è venuto a prendersi una laurea in biologia (sic) tu, caro il mio laico part-time, eri a casuccia, se non eri lì ad applaudirlo. Quindi, perchè il Dalai Lama sì e il Papa no?

Allora no pure al Dalai Lama! Niente capi religiosi oscurantisti nelle università italiane!
Bene, quindi nello stato laico da te propugnato il diritto di parola va concesso a chi dici tu. Laico sì, liberale manco per idea. E, sentiamo, quale authority stabilirebbe il grado di oscurantismo di ciascun essere umano per stabilire se ha o no diritto di parola? Se l’università è davvero il tempio della libera conoscenza, del dibattito e del confronto, è assurdo sostenere (con un sit in, un cartello o un documento) che si debba negare il diritto di parola a chicchessia. L’università è il luogo del confronto, è il luogo del dubbio, è il luogo dove si discutono le proprie tesi: non è il luogo dove alcune tesi possono essere esposte e altre no. Remember Columbia? C’è un capo religioso, capo di stato, teologo e docente universitario che giovedì viene a fare un saluto agli studenti della città e un intervento che ha come tema la pena di morte. Non impone a me e te di pensarla come lui, non impedisce a me e te di sostenere il contrario. Io credo che negargli il diritto di parola nel luogo della conoscenza sia, quella sì, una bestemmia.

E dopo vanno tutti a pregare in cappella!
Falso. Dopo vanno a visitare la cappella dell’ateneo, recentemente restaurata.

Sì, ok, tu sei così buono e onesto. Ma ti rendi conto che molti di loro non perdono occasione per giocare sporco – la campagna per l’astensionismo ai referendum, Ratzinger che massacra Veltroni – e tu stai lì a menarla col diritto di parola? Loro non si fanno scrupoli, noi avremo pur diritto a qualche colpo basso!
No, e non solo perché sarebbe una strategia suicida dal punto di vista politico, se vuoi veramente avere uno stato laico. Il fatto è che il fine non giustifica i mezzi. Punto. Per un ragionamento più ampio a proposito, vedere qui:

L’encomiabile pretesa di essere nel giusto deve passare attraverso la sua dimostrazione continua e inderogabile. Pensare invece di essere nel giusto per definizione, e quindi di essere in diritto di ogni cosa per affermarlo, genera e ha generato mostri.

Potremmo pure ascoltare il Papa, se si limitasse a esercitare il suo ruolo di guida spirituale. Ma lui cerca di influenzare in ogni modo la politica italiana!
Ma davvero pensiamo di dare al Papa la colpa della sua influenza sulla politica italiana? Ma davvero pensiamo che la soluzione al problema laicità sarebbe che il Papa tacesse o che magari la Chiesa smettesse di nominare Papi (eureka!)? Il Papa vuole influire nella vita politica italiana, così come vuole influire in quella tedesca, spagnola, americana, islandese e brasiliana: lui la chiama “evangelizzazione”, la soluzione al problema laicità è intimargli di smetterla o impedirgli di parlare? A me sembra che le cause del problema laicità in Italia risiedano in Parlamento, non in Vaticano: il problema di questo paese sono i politici proni e servili, sono i maître à penser del clericalismo, sono i parlamentari che auspicano lo spirito santo scenda sul Senato della Repubblica, sono gli pseudo-laici che lucrano politicamente sui temi della laicità allontanando la conquista di diritti fondamentali per tirare su qualche voto in più. Il Papa cosa dovrebbe fare di diverso, propagandare l’amore libero?

Cari sedicenti laici, che voi siate in buona o in cattiva fede, questa del boicottaggio del discorso del Papa è una cosa infantile, intollerante e controproducente (sull’opportunità dell’invito, invece, ci sarebbe da discutere). Volete uno stato laico? Bene, datevi da fare: parlate con la gente, fate politica, votate bene, informate. Impedire al Papa di parlare ci farà forse sfogare, ma di certo non avvicinerà il giorno della conquista dei diritti civili non riconosciuti nel nostro paese.