E ora
E ora viene fuori che tutti i sondaggisti azzeccano i dati di tutti candidati eccetto Hillary e Barack, che Hillary ottiene una vittoria insperata e pesantissima e che tutto non è mai stato così aperto. Vorrei dire alcune cose.
Sulle lacrime probabilmente ho sbagliato, considerato il successo di Hillary soprattutto tra le elettrici. Io credo però che il sostegno quasi di massa delle donne a Hillary sia dovuto non tanto alle lacrime quanto alle reazioni che sono seguite alle lacrime, e alle voci di un suo possibile ritiro in caso di sconfitta, messe in giro dal sito più anticlintoniano della rete, ovvero Drudgereport, una specie di Dagospia a stelle e strisce.
Nel merito di quell’episodio, poi, non penso che la commozione o la sensibilità siano in sè dei peccati che un presidente non può permettersi. Anche su questo sono stato frettoloso: l’assunto secondo cui una persona che si commuove per lo stress non possiede il sangue freddo necessario a prendere decisioni importanti in piccole frazioni di tempo è in effetti piuttosto pigro. La cosa in ogni caso non è collegata (almeno per me) al fatto che Hillary sia donna: penso piuttosto che se si vuole fare passare il messaggio di una candidatura autorevole basata sull’esperienza, l’affidabilità e la capacità di affrontare situazioni e decisioni molto delicate, quello non sia stato un passaggio felice.
E ora? E ora si sbagliava chi pensava che Obama avesse già vinto e si lasciava andare a trionfalismi e imbarazzanti paragoni. Sappiamo quello che avevamo scritto qui dopo l’Iowa, cioè che per Obama sarebbe stata dura ma era lì per giocarsela. Sappiamo che Obama non potrà sperare nemmeno in un ritiro di Edwards, che continuerà a correre almeno fino al Supertuesday, a meno di disastri in Michigan, Nevada e South Carolina. Sappiamo che sarà proprio il 5 Febbraio a dirci chi sarà il candidato democratico alla presidenza, sappiamo che la sfida è apertissima e sappiamo che il bello comincia adesso.