I senzadubbi e la moratoria sull’aborto
Every once in a while… every once in a while, there’s a day with an absolute right and an absolute wrong, but those days almost always include body counts. Other than that, there aren’t very many unnuanced moments in leading a country that’s way too big for ten words.
E’ scritto nero su bianco nella frase che si legge nella testata di questo blog: il dubbio è la mia passione. Il dubbio è la mia passione perchè è la passione di chi vuol sapere qualcosa in più, di chi vuol farsi una sua opinione, di chi non crede che tutto sia o bianco o nero. Dubbio è saper cambiare idea, fuggire dalle posizioni ideologiche; dubbio è curiosità e ragionamento, capacità di prendere posizioni originali e giungere a scelte autonome. Per gli stessi motivi, mal sopporto le persone piene di certezze, i senzadubbi: quelli che alla faccia di tonnellate di diplomatici e storici hanno in tasca la soluzione alla questione mediorientale, quelli che meglio di una squadra di premi Nobel conoscono la ricetta per risanare l’economia del paese o per sostenere i paesi in via di sviluppo, quelli che sanno tutto su tutto senza averne mai letto nulla, quelli che non hanno dubbi perchè sempre dalla parte giusta e quindi mai disposti a cambiare idea. Quelli che ragionano per slogan, per bianco e nero, per noi e loro, come se fossimo nel 1977. I senzadubbi.
Ho scritto in passato (1 e 2) di come in questo momento chi nel panorama politico straparla di laicità dello Stato ha la coscienza sporca quanto le forze clericali di questo paese: anzi, forse ce l’ha più sporca, considerate le conseguenze di certi comportamenti scellerati. Vedete, i senzadubbi si dividono più o meno nettamente in due categorie: senzadubbi in buona fede e senzadubbi in mala fede. I primi sono solo ingenui seguaci degli ultimi, che approfittano di frasi a effetto e slogan populisti per mettere in cascina un po’ di fieno elettorale che bruci forte, da subito e per poco. Sommate a tutto questo lo scontro di civiltà, il papato Ratzinger, l’eterna guerra tra guelfi e ghibellini, gli equilibri parlamentari, le dinamiche innestate dal sistema proporzionale, una classe politica trasversalmente senza lo straccio di un’idea, un governo dal destino incerto e un paese dal futuro ancora tutto da scrivere: ecco le condizioni ideali perchè un tema caldo e relativamente facile come la laicità dello Stato – chi si straccerebbe le vesti in questo modo sulle ricette per aumentare il Pil? – sia utilizzato come mezzo di posizionamento politico dalla quasi totalità delle forze politiche (il Pd ne è escluso ma non per meriti, bensì per il demerito delle sue ambiguità a proposito).
In un panorama avvilente come questo, la proposta di Giuliano Ferrara di una moratoria sull’aborto si è incastrata in maniera automatica, meccanica. Da una parte si sono scatenate le truppe cammellate di Bondi e Volontè al grido di “Rivediamo la 194” e “Abroghiamo la 194”, dall’altra parte sono iniziate le dichiarazioni vibranti di chi non aspettava altro: “Giù le mani dalla 194!”, “La 194 non si tocca!”; in mezzo, a reggere il gioco, centinaia di giornalisti embedded e blogger ignoranti e ignavi. Considerato che Ferrara nel descrivere la sua proposta non ha mai usato alcuna argomentazione relativa a principi religiosi o dimensioni trascendenti, e considerato soprattutto che Ferrara ha scritto e detto più volte che non gli passa nemmeno per la testa l’idea di abrogare la 194 (e manco di rivederla, semmai solo di applicarla integralmente, e di quello dovremmo discutere), delle due l’una: o parlano tutti a sproposito, nel senso che commentano cose che non hanno letto, o sono in malafede. Non bisogna essere intelligenti come Giuliano Ferrara per capire in quale dei due casi ci troviamo.
1. Tanto peggio, tanto meglio?, iMille.org, 13 Novembre 2007
2. Cambiare davvero le cose, iMille.org, 14 Novembre 2007