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La politica

Massimo D’Alema ha detto una clamorosa scemenza. Partiamo da qui, così mettiamo da parte gli equivoci e ragioniamo laicamente sull’accaduto. Lo ripeto, per i più distratti: Massimo D’Alema ha detto una clamorosa scemenza. Qui non vogliamo giustificare le sue parole – che reputiamo una scemenza, e sono tre – quanto cercare di capirne le motivazioni. E ragionare un po’ di politica.

Everything happens for a reason
Chiunque mastichi un po’ di politica (per averla fatta o per aver visto The West Wing, o per entrambe le circostanze) è a conoscenza di due principi basilari. Primo: nessuno rilascia nessuna dichiarazione per caso, tanto meno un uomo accorto e intelligente (questo aggettivo lo perseguita) come il Ministro degli Esteri. Secondo: non sempre puoi dire tutto quello che pensi, non sempre puoi fare tutto quello che vuoi fare. E’ una premessa necessaria: questa è la politica e lo è in qualsiasi schieramento politico in qualsiasi parte del mondo. La politica è ricerca del consenso allo scopo di amministrare la cosa pubblica secondo il proprio punto di vista: chi non riesce ad adeguarsi a questo modo di fare le cose può sempre fare il giornalista.

“Un po’ di sincerità è pericolosa, ma molta è sicuramente fatale”
Se sei un giornalista e stai ancora leggendo, vuol dire che probabilmente non sei proprio quel tipo di giornalista lì. Bravo. Ma torniamo a noi. La prima domanda che dovremmo porci è: Massimo D’Alema pensa davvero che il matrimonio civile per gli omosessuali rappresenti un’offesa per tantissimi italiani? Io credo di no. Credo che un uomo della cultura e della statura intellettuale di Massimo D’Alema sappia benissimo interpretare l’articolo 3 della Costituzione e – ammesso e non concesso che l’applicazione del principio di uguaglianza offenda tanti italiani – un politico della sua esperienza sa bene quante e quali volte la politica ha dovuto fare cose giustissime contro il parere dell’opinione pubblica. Quindi, sì, penso che D’Alema abbia detto qualcosa che non pensa. Non c’è da stupirsi, insomma, lo sappiamo da sempre: c’è gente che ha riempito le piazze con lo slogan “I politici mentono”. Sì, i politici – tutti i politici – non dicono sempre quello che pensano.

Una storia americana
Vi racconto una storia. Negli Stati Uniti della seconda metà dell’Ottocento tantissimi bianchi erano contrari all’abolizione della schiavitù. Tantissimi avrebbero ritenuto un’offesa l’equiparazione tra bianchi e neri, e questo era un tema caldo, un tema forte, uno di quei temi su cui si perdevano e si vincevano le elezioni. Il fatto che la gran parte dei bianchi fosse contraria all’abolizione della schiavitù non rappresentò un argomento per il presidente Abraham Lincoln quando proclamò l’emancipazione dei neri o ratificò il XIII emendamento. I discorsi di Lincoln da presidente sono pieni di inequivocabili riferimenti alla parità tra bianchi e neri. Ma sapete una cosa, però? Per arrivare a fare quei discorsi e ratificare quelle leggi, il Lincoln candidato dovette nascondere i suoi pensieri. E Abraham Lincoln, da candidato alla presidenza americana, dovette dire: “Non sono in favore del fare dei negri dei votanti o dei giurati, né di dar loro il diritto di detenere un incarico pubblico”. Questa frase non somiglia alla dichiarazione di D’Alema, “contrario al matrimonio civile agli omosessuali ma favorevole a garantire loro diritti civili e sociali”?

Perché?
Veniamo al punto, quindi: perché? Perchè D’Alema ha fatto questa dichiarazione? Considerato che non ci troviamo in campagna elettorale, quale il fine? Escludiamo che Massimo D’Alema stia cercando sponde nella Margherita per delle mire personali all’interno del Partito Democratico: al di là della colossale investitura ricevuta da Walter Veltroni, il Ministro degli Esteri sa benissimo che non sarà mai più segretario di nessun partito, e probabilmente non vuole nemmeno diventarlo. Quali allora gli obiettivi? Gli obiettivi possibili sono due, uno a breve termine e uno a lungo termine.

I have a dream
Il primo, a breve termine, ha a che fare con la legge elettorale. Al tavolo delle trattative si vanno delineando due schieramenti: da una parte Veltroni e Forza Italia che discutono del Vassallum, dall’altra D’Alema, Rutelli e l’Udc che discutono di un proporzionale puro con sbarramento. D’Alema è uno dei protagonisti della trattativa e vuole proporsi come interlocutore credibile verso le forze centriste, in vista di una auspicabile collaborazione anche nel campo delle riforme istituzionali. Sapete com’è: D’Alema non sembra fidarsi tantissimo di Berlusconi, e provate a dargli torto.
Il secondo obiettivo, a lungo termine, ha a che fare con la poltrona più alta. E’ lì che D’Alema vuole arrivare, magari dopo due-tre anni da Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Ue (il mandato di Javier Solana scade nel 2009) tra la caduta del governo Prodi e la fine del settennato di Napolitano. E sa che per arrivare lì gli servirà anche la stima e l’appoggio delle forze centriste. Qualche volta dovrà smarcarsi dalle posizioni del suo Partito, a costo di metterlo in imbarazzo; altre volte non potrà fare quello che dice, o dire quello che pensa. E’ la politica.