Cambiare davvero le cose
Ho scritto ieri a proposito del voto in Senato sull’emendamento che chiedeva di togliere l’esenzione ICI dagli immobili della Chiesa adibiti ad attività commerciale. La bocciatura di tale emendamento, come già scritto“clericacci baciapile del PD”, a cui hanno aderito volti noti e meno noti. Il tema è meritevole di discussione, non tanto per il voto del 7 Novembre già ampiamente sviscerato, quanto per capire come va portata avanti una battaglia da noi ritenuta imprescindibile: presentato da tre senatori socialisti, ha generato una tanto isterica quanto miope caccia ai la battaglia per la laicità dello Stato.
Fatemelo dire ancora e meglio: penso che siano gesti come quelli dei sopracitati senatori – barattare la visibilità con la possibilità di cambiare le cose – che allontanano i nostri obiettivi sul fronte laicità.
Spesso il primo passo per rendere più raggiungibili alcune conquiste di civilità è evitare di trasformarle in temi-bandiera. Passi per questioni che sono effettivamente eticamente sensibili perchè toccano il tema della vita e della morte, come la fecondazione assistita o l’eutanasia, ma questa dell’esenzione ICI non è una faccenda di laicità, non è un tema eticamente sensibile: per favore, non ce lo trasformiamo noi. Si tratta di una questione di economia, di concorrenza, di attività produttive, di antitrust. Trasformare l’esenzione dall’ICI in un tema-bandiera allontana il giorno in cui riusciremo a risolvere la questione. La stessa cosa vale per i PACS: la laicità dello stato non c’entra. E’ una questione meramente di diritto, che in tutti i settori – compreso il diritto di famiglia – si aggiorna naturalmente al cambiare delle condizioni della società. Le coppie di fatto esistono già, non le inventa certo la legge. Farne una questione di bandiera ci fa fare tante belle manifestazioni di piazza e conseguenti schieramenti pseudo-ultrà, ma non ci fa risolvere il problema. Peggio, ce ne allontana.
Ancora. Se si aspira solo a fare testimonianza o tirare su un paio di voti, indirre un voto al giorno sulla laicità per perdere ogni giorno e far vedere quanto si è stoici può essere una buona strategia. Se si aspira a cambiare le cose, no. L’esperienza dovrebbe averci insegnato a maneggiare con cura il momento della conta.
Mettiamo da parte le intenzioni meramente strategiche dei tre senatori socialisti e supponiamo che Pd, Sinistra Democratica, Rifondazione, Verdi e Pdci avessero votato Sì a quell’emendamento. Avremmo ottenuto due cose, e tra queste due cose non c’è l’abolizione dell’esenzione Ici. Primo: avremmo regalato un’altra vittoria al fronte clericale di questo paese, come abbiamo già fatto col referendum sulla procreazione medicalmente assistita (da certi errori si dovrebbe imparare: passi chiedere un voto – nel paese o in Parlamento – quando speri di poter vincere, ma chiedere un voto quando sei sicuro di perdere è autolesionismo, o malafede). Secondo: avremmo messo sotto la maggioranza su un tema-bandiera, nella settimana più importante della sua vita, con tutto quel che ne consegue (e tra le cose che ne conseguono non c’è l’abolizione dell’esenzione Ici. Ci sono nel migliore dei casi una bordata di polemiche e muro contro muro e nel peggiore nuove elezioni o un bel governo tecnico con Udc e Udeur a fare da padroni: chissà che difesa della laicità). Se il nostro obiettivo non è fare testimonianza ma cambiare le cose, entrambe queste conseguenze ce ne allontanano.
Detto questo, non capisco lo sconforto di chi si aspettava qualcosa di diverso dal “primo voto del PD”. O meglio, lo capisco: tutti vogliamo un partito laico, laico e basta. iMille sono in prima fila: nel nostro wiki c’è abbastanza materiale per capire quanto le nostre idee siano chiare su questi temi. Ma non mi ricordo quando è successo che il successo delle primarie e di Veltroni hanno cambiato la conformazione di questa maggioranza parlamentare. Ci siamo accorti il 7 Novembre che il governo attuale non è in grado di decidere su faccende che hanno a che fare con la laicità dello Stato? Vi siete dimenticati dei Dico? E chi si mise in mezzo sui Dico, il Pd o l’Udeur? Signori, è triste ma è così, e il Pd non c’entra: le elezioni ci hanno consegnato una maggioranza che non è in grado di legiferare sulle vicende che hanno a che fare con la laicità dello Stato.
Ora, si può pensare che un governo che non riesce a legiferare sulla laicità è meglio che non esista, e battersi perchè affondi, con tutte le sue conseguenze. Oppure si può pensare che un governo che non riesce a legiferare sulla laicità è un governo in cui non è possibile riconoscersi al 100% ma non per questo è un governo che non può fare delle cose buone per migliorare la vita dei cittadini. Io sono sulla seconda posizione. Per stare sulla prima posizione, sarebbe meglio avere delle soluzioni alternative per arrivare al raggiungimento dei propri obiettivi. A meno che non si sia interessati solo alla visibilità, ovviamente.
Quali speranze per il PD? Le speranze ci sono. All’interno del PD, l’ala oltranzista sul fronte della laicità dello stato è quella dei teodem, ovvero tre (3) senatori e due (2) deputati. Sì, sono cinque, c-i-n-q-u-e, meno di quelli della Südtiroler Volkspartei: ogni tanto dovremmo ricordarcelo. Prima erano in cinque in un partito del 10% diretto da un Rutelli che se li coccolava dalla mattina alla sera. Oggi sono sempre in cinque, ma in un partito che potenzialmente può arrivare al 38%, diretto da un segretario con le idee molto più chiare e con dei meccanismi di democrazia diretta (vedi le primarie) che congresso dopo congresso e elezione dopo elezione li costringeranno a chiedere i voti sulla base delle loro idee. Sopravviveranno? Secondo me no. E qui entrano in gioco iMille e tutti coloro che vogliono un partito laico.
Nei commenti al post precedente Giovanni mi chiedeva quando è il momento allora di fare la battaglia per la laicità. Io sono certo più che mai che il momento debba essere già oggi e la battaglia debba svolgersi all’interno del Partito Democratico: nelle sezioni, nei dibattiti, alle primarie e soprattutto nei congressi, dove ci si conta sulla base delle idee. Facciamo in modo che nel PD ad ogni livello emerga una classe dirigente il meno equivoca possibile sulle questioni che hanno a che fare con la laicità dello Stato. Questo governo, con tutti i suoi difetti, qualcosa può ancora farla per il paese: evitiamo di spezzargli le gambe cadendo nella trappola di barattare la visibilità con la possibilità di cambiare davvero le cose.