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Basta

Datece un’altra sinistra
Nel senso di quella estrema, detta radicale; che in queste ore ha raggiunto il massimo del ridicolo, è accerchiata dal futuro Pd, dai futuri partiti moderati, ha perso contatto con lavoratori e sindacati e ora è arrivata a una situazione ridicola: i sindacati hanno votato il referendum sul lavoro, hanno votato sì al pacchetto sul welfare e i vari Giordano (Rifondazione) e Ferrero (Rifondazione), dopo essersi presi a sportellate con i Comunisti italiani (“Brogli, brogli, brogli!!”) ora pretendono di modificare in Parlamento quello che i suoi elettori, cioè i sindacati, hanno detto che in fondo va bene anche così. Ma di che stiamo parlando? Ma con chi stanno parlando? Ma cosa diavolo vogliono?
di Claudio Cerasa

La sinistra radicale è nel panico assoluto: presa in controtempo dal Pd, strattonata dalla Costituente Socialista che gli fa perdere pezzi, depressa per l’incapacità di decollare della Cosa rossa (chi l’avrebbe mai detto), in calo verticale nei sondaggi, senza uno straccio di strategia politica se non urlare, emarginati anche dai sindacati e dalla maggior parte dei lavoratori.. l’unica cosa che si sono saputi inventare è una manifestazione di piazza (è l’unica cosa che sanno fare, da sempre), e ora stanno facendo di tutto per non prendere quei fischi che prenderanno in ogni caso.

Bene, diciamolo una volta per tutte: lasciamoli perdere. L’area della sinistra radicale/massimalista è un’area politica che – specie continuando di questo passo – è destinata alla graduale emarginazione, così come è già avvenuto o sta avvenendo fortunatamente in tutte le moderne democrazie occidentali (e vi assicuro che continuano a vivere benissimo, c’è la massima libertà di espressione e le istituzioni funzionano meglio che da noi).
Per quel che mi riguarda, non darò mai più il mio sostegno a un governo o una coalizione elettorale che comprenda i partiti comunisti e i Verdi (finchè avranno come segretario quel buono a nulla); mai più sostegno a programmi costruiti su misura per tenere insieme due o più partiti. La prossima volta è il caso di partire dal programma: uno serio, snello, preciso e non contraddittorio. Chi ci sta ci sta, chi non ci sta continui pure a passeggiare col megafono in piazza. Perderemo? Non ne sono certo (molto dipende dal sistema elettorale) ma mi interessa poco: a parte il fascino di una buona sconfitta, vincere e andare avanti in questo modo è una tortura che non ci meritiamo, noi e il paese.