Salvate la rete da (certi) internauti
Abbiamo già scritto di come dopo il Vday decine di commentatori più o meno incompetenti abbiano detto delle cose improponibili su Internet e i blog. A suo tempo, vi segnalai anche quei pochi articoli scritti da persone competenti che valeva la pena leggere.
Succede allora che una associazione chiamata Anti Digital Divide decida di lanciare una petizione contro i giornalisti rei – a parer loro – di aver detto o scritto le cose più aberranti. I bersagli sono Filippo Facci, Giampiero Mughini e Paolo Garzotto. Sorvolo sulla scelta di uno dei mezzi più inutili per eccellenza per far sentire la propria voce (io ho appena firmato come Silvio Berlusconi, e potrei farlo infinite volte: non esistono filtri nè captcha nè verifiche di alcun tipo); sorvolo sulla decisione di attaccare alcune persone che avevano espresso giudizi fortemente critici sul Vday e su Beppe Grillo, oltre che sulla rete. Veniamo alle richieste piuttosto comiche fatte ai giornalisti e alle testate: oltre alle scuse del caso, il Giornale e il Foglio dovrebbero pubblicare per sette giorni un articolo di scuse in prima pagina, Mughini dovrebbe lasciare Controcampo perchè Controcampo ha un sito web, la Rai dovrebbe dedicare una trasmissione al Vday (un’altra? e poi, che c’entra con la rete e il digital divide?). Non credo di avere mai letto nulla di più comico, tant’è che oggi Filippo Facci – invece che difendersi o spiegare le sue ragioni – pubblica su Macchianera per intero e senza alcun intervento la petizione di Anti Digital Divide. E’ la migliore dimostrazione delle ragioni della sua tesi.
Che poi, quale era la sua tesi? Queste le parole incriminate:
“…la famosa «rete» la conosco a sufficienza e scrivo e interloquisco sul secondo blog italiano. Primo: «la rete» non esiste, è così varia da equivalere a un target che vada dai 15 ai 50 anni. Secondo: a una grandissima parte di costoro il grillo comicante sta tremendamente sulle palle. Terzo: il popolo titillato da Grillo è il peggio di questo Paese e di qualsiasi Paese. Non c’è da capire o da intercettare: è una categoria dello spirito, sono i bruti e gli informi di Nietzsche, ignoranti nell’anima, invidiosi sociali. Odieranno sempre il politico e chiunque spicchi, perchè nell’altrui compiutezza e appariscenza scaricheranno le colpe della loro mediocrità. Nulla basterà mai loro, neanche se un ministro guadagnasse 50 euro al bimestre e girasse in bicicletta blu. Presi da soli sono amebe annichilenti, in gruppo invece si fanno tipicamente squadristi, insultano, fanno mucchio, godono per chiunque rotoli nella polvere. Ovvio che un domani potrebbero farlo tranquillamente anche per Grillo.”
Il giudizio sulla rete di Facci è ineccepibile. Solo una persona profondamente ignorante sulla rete – e quelli di Anti Digital Divide danno l’impressione di esserlo – può sostenere che la rete sia una sorta di entità autonoma con una sua personalità e delle proprie caratteristiche. La rete è nulla di più di un mezzo che mette in relazione persone come mai prima d’ora. E’ un mezzo straordinario che permette di fare cose straordinarie, ma è un mezzo. La rete non è di per sè buona o bella o brava: la rete mette in collegamento persone. Quando Di Pietro o Grillo dicono “Non sottovalutate la rete!” dicono una cosa che ha la stessa valenza politica e scientifica di “Non sottovalutate il fax!” o “Non sottovalutate il potere della forza!”. La rete non ha nessun potere. Le persone ce l’hanno. Facci ha ragione dalla prima all’ultima virgola. E il problema del digital divide in Italia dovrebbe essere trattato da persone un po’ più serie.