Alcune risposte sul V-Day
Devo alcune precisazioni e risposte ai commenti del post sul V-day, le scrivo qui cercando di mettere un po’ d’ordine. Chi mi ha fatto i complimenti o ha manifestato il suo accordo con la mia tesi mi perdonerà se mi limito a dirgli grazie e mi dedico a chi invece ha mosso critiche e rilievi.
In molti fanno riferimento all’istituto dell’interdizione dai pubblici uffici, la cui esistenza giustificherebbe una legge “Parlamento pulito” che vieti la candidatura a chi ha condanne passate in giudicato. Ora, io non sono un giurista, però mi sembra che passi una bella differenza tra impedire ad un cittadino di fare l’impiegato comunale e impedirgli di esercitare uno dei suoi diritti fondamentali, quello della partecipazione attiva alla vita politica del suo paese.
E’ vero, se hai una condanna passata in giudicato non puoi fare il poliziotto. Se è per questo, però, non puoi fare il poliziotto nemmeno se sei più basso di una certa altezza, così come non puoi fare il carabiniere se hai fatto l’obiettore di coscienza, così come non puoi fare il professore se non hai la laurea, eccetera. Non sono violazioni giustificate della libertà del cittadino, sono requisiti necessari a svolgere una professione su tante; una legge modello “Parlamento pulito” istituirebbe dei requisiti necessari ad esercitare un proprio diritto fondamentale. Senza contare che questo diritto fondamentale non sarebbe esercitato contro il parere dei cittadini, ma anzi sarebbe esercitato proprio a causa del volere dei cittadini, pilastro della democrazia.
Alessandro scrive – a proposito del limite di doppio mandato – che le primarie “oltre a non poter essere imposte per legge (credo che sia bene dipendano dall’organizzazione che vogliono darsi i partiti e le coalizioni), potrebbero presentare poi gli stessi problemi di un numero eccessivo di preferenze”. Innanzitutto: perchè le primarie non dovrebbero essere imposte per legge? Negli Usa funzionano a meraviglia e permettono un dibattito vivo e attivo e la formazione di una classe dirigente fondata non esclusivamente sull’anzianità di partito. Inoltre, istituire le primarie per legge permette di mettersi al riparo dai brogli, ed evitare così la possibilità che possano essere messe in scena elezioni primarie farlocche. Le primarie regolate per legge avrebbero un valore e un peso politico ancora maggiore, specie se fossero primarie di collegio in un sistema maggioritario. E le clientele varrebbero ugualmente? Se consideriamo la differenza nelle modalità e nella quantità di partecipazione al voto, forse sì, forse no.
Dvbs scrive poi: “se si centralizza in grandi sezioni lo spoglio elettorale o (meglio ancora) si introducono sistemi di voto elettronico diviene praticamente impossibile controllare l’elettorale ed il suo voto”. Dici? Io penso il contrario (a parte la maggiore facilità nell’alterare i voti con un sistema elettronico). Probabilmente quello che sai del condizionamento ambientale del voto lo sai attraverso i giornali (nessuna colpa, eh, sia chiaro), e credi che il controllo dei voti si basi sulle foto alla scheda fatte col telefonino. Ti sbagli. Col meccanismo della preferenza ogni candidato sa quanti voti si aspetta di ricevere per ogni seggio, ed è bravo a fare tornare i conti. Conta i voti di ogni seggio, conta quanti voti doveva ricevere, e capisce chi lo ha votato e chi no. Come fa a sapere chi lo ha votato e chi no? Ad un certo nucleo familiare dirà di scrivere in corsivo, ad un altro in stampatello. A qualcuno dirà di scrivere solo il cognome, ad altri nome e cognome, ad altri ancora cognome e nome. Alla fine i conti tornano; se non tornano, sai a chi rivolgerti.
Mala aggiunge “la preferenza potrà anche portare clientelismo, ma il non averla crea partitocrazia. ed è più facile combattere la prima che la seconda”. Il clientelismo vuol dire mafia, appalti truccati, immobilismo di potere, corruzione, concorsi truccati. La partitocrazia si combatte con tanti altri strumenti oltre alla preferenza: le primarie di collegio sono solo uno di questi.
HoldenC però scrive: “se maggioritario non deve essere, allora la preferenza DEVE essere ripristinata”. Sarà che penso che il proporzionale all’Italia può solamente nuocere, ma non sono del tutto convinto. Se proporzionale deve essere, un proporzionale su modello spagnolo con liste bloccate molto brevi, magari precedute da primarie di collegio, potrebbe funzionare meglio della preferenza diretta alle politiche. Se però, diciamolo, di legge Calderoli senza primarie di collegio si deve trattare, allora meglio con le preferenze che senza.
Luca Lodi fa una seria e precisa analisi giuridica degli articoli della Costituzione da me citati (non sono d’accordo su tutto, ma lungi da me pretendere di dare lezioni di diritto, quindi lo ringrazio) e poi scrive, al proposito del doppio mandato: “la proposta non parla di max 2 legislature “consecutive” ma semplicemente di “due legislature”. Non ho capito se Grillo intende o no questo, ma se sul limite di due legislature consecutive posso essere d’accordo, sul limite di due legislature per la vita non lo sono di certo. Mi sembra una cosa stupida e totalmente immotivata. Se faccio il parlamentare a quaranta anni per una legislatura impedirmi di farlo nuovamente quando ne ho sessanta non ha nulla a che vedere con la battaglia all’immobilità della classe politica.
Scrive poi Orlando: “Il V-day é un termometro. Misurerà diverse cose: 1. la potenza di internet come veicolo d’idee; 2. la voglia degli italiani di sbattersi in prima persona (la famosa maturazione delle coscenze che pure tu vorresti); 3. la distanza delle istituzioni dai cittadini che potranno ignorare bellamente la proposta di legge popolare”.
Il V-day misurerà certamente la potenza di Internet come veicolo di idee, ma misurerà anche la potenza delle idee di cui stiamo parlando. Cioè, se io lancio da questo blog una manifestazione di piazza sul fagiolo borlotto, e poi in piazza sono da solo, la colpa è della scarsa potenza di Internet o della scarsa potenza delle mie idee? Inoltre, credo che “sbattersi in prima persona” sia cosa diversa dall’andare in piazza a gridare Vaffanculo ai politici (o tirare le monetine davanti l’Hotel Raphael). Sarò un romantico, ma penso che “sbattersi in prima persona” sia fare volontariato, fare manifestazioni su piattaforme programmatiche serie e credibili, fare politica nelle sezioni dei piccoli centri, faticare nell’associazionismo e nella società civile. Riguardo la distanza delle istituzioni dai cittadini data dal fatto che il Parlamento con ogni probabilità ignorerà la proposta, beh, non credo ci si possa lamentare più di tanto: non si tratta di distanza dalle istituzioni, si tratta del fatto che l’Italia è una repubblica parlamentare e non una democrazia ateniese, e l’organo eletto dai cittadini per fare proposte di legge è il Parlamento. E poi, anche qui vale l’esempio di prima: se faccio una proposta di legge sui fagioli borlotti e il Parlamento la ignora, è il Parlamento distante da me o è la mia proposta distante dalla realtà?
Intanto, la lista di chi pensa le stesse cose ho scritto si allunga. Dopo Gianni Cuperlo, leggete cosa scrive oggi Curzio Maltese (grazie a Justfrank).