Over to you, Mr Brown
Se di luna di miele si tratta, possiamo dire che raramente avevamo visto una luna di miele lunga come quella di Gordon Brown. David Cameron è in difficoltà, e ogni giorno che passa sembra sorridere a quell’Anthony Giddens che qualche mese fa teorizzava (e lo prendevano per matto) how Labour can win again. Vuoi vedere che aveva ragione?
P.S.: Sto cercando di acquistare su eBay il libro di Alastair Campbell, The Blair Years. Ce n’è pure una copia autografata, ma credo di orientarmi su una più sobria copia intonsa. Ad acquisto e lettura ultimata, vi saprò dire.
La scommessa di Brown
di Anthony GiddensÈ straordinario quanto repentinamente possano cambiare gli umori della politica. Ho terminato il mio libro “Over to you, Mr. Brown” circa tre mesi fa. In quel periodo molti miei colleghi in Parlamento erano manifestamente nervosi alla prospettiva che Gordon Brown diventasse primo Ministro. Il sottotitolo del mio libro – “Come il Labour può vincere ancora” – era ritenuto da chi aveva letto le prime bozze niente più che una pia speranza. I Conservatori parevano scomparire oltre l´orizzonte, in termini di posizione nei sondaggi.
Da quegli stessi sondaggi risultava che, come leader, Brown sarebbe stato un peso per il partito, più che un vantaggio. David Miliband era oggetto di forti pressioni per candidarsi contro di lui, perché in tanti credevano che egli avrebbe avuto le chance migliori tra i possibili contendenti perché Cameron non vedesse concretizzarsi il frutto dei propri sforzi.
All´improvviso, è cambiato assolutamente tutto. Nei sondaggi effettuati da quando Tony Blair si è dimesso, il Labour è tornato ancora una volta in testa. Alcune delle stesse personalità di spicco del partito laburista, che fino a poco tempo fa erano così depresse, hanno adesso ritrovato animo al punto tale che stanno pensando di far scattare le elezioni anticipate. Gordon Brown ha debuttato in modo a tal punto sbalorditivo che la rivista Spectator – che in precedenza aveva pubblicato tutta una serie di articoli nei quali dimostrava quanto sarebbe stato facilmente attaccabile – ha annunciato che «tutto ciò che sembrava certo adesso è incerto». Brown nel complesso è un avversario molto più formidabile di quanto i suoi redattori di punta avessero ritenuto.
Brown in effetti ha fatto tutte le cose giuste. Ha resistito alla tentazione di annunciare “cento giorni” di iniziative particolari per contrassegnare la prima fase del suo governo. Ha fatto anche molto bene ad andarsene in giro per il Paese per prendere atto con i suoi stessi occhi delle preoccupazioni e delle speranze della popolazione, al fine di darvi seguito in maniera adeguata.
Ha iniziato il suo mandato smentendo le aspettative, in ogni campo possibile. Sta confermando che non governerà nello stesso modo introverso con il quale ha retto il Tesoro, e sta chiamando a far parte del suo governo personalità aventi opinioni quanto mai disparate. Il Gabinetto e il Parlamento nel suo governo avranno un ruolo più importante, e non saranno più messi per così dire in disparte come nel governo Blair. Lungi dall´essere distaccato e inavvicinabile, consulterà in modo continuativo l´opinione pubblica, a cominciare dalla convenzione costituzionale. Non ritornerà all´Old Labour. Invece di sconfessare alcune importanti politiche di tutto rispetto varate da Blair, quali l´istituzione di accademie scolastiche e la creazione di ospedali, cercherà di radicalizzarle ancor più.
In passato era risaputo che Brown era considerato un accentratore. Personalmente, mi aspetto che egli stravolga anche questa convinzione. La decentralizzazione è una parte cruciale della risposta alla globalizzazione, il primo impegno che Brown assegna al suo governo odierno. In un mondo più globalizzato, occorre far fronte a sempre più cambiamenti che hanno luogo a livello di regione, città o comunque a livello locale, e per questo occorre che se ne occupi una leadership efficiente e che vi sia un coinvolgimento democratico. Il Rapporto Lyons sulla riforma dei governi locali – un rapporto di vasta portata e grandi prospettive – era stato accantonato dal governo uscente, ma sarà preso in maggiore e più seria considerazione da quello nuovo.
A ogni buon conto, sarebbe un errore madornale per i sostenitori del Labour essere apertamente ottimisti, tanto quanto lo era stato il fatto di essere pessimisti qualche mese fa. Mi stupirebbe se l´attuale ritorno del Labour alla popolarità fosse ottenuto senza sforzi. In ogni democrazia è raro che gli elettori assicurino a un partito un quarto mandato al governo. Così è e così dovrebbe essere, visto che in democrazia deve vigere un alternarsi naturale della leadership. Un partito che cercasse di ottenere un quarto mandato dovrebbe superare l´inevitabile impressione generale che “è giunta l´ora di dare una chance anche agli altri”.
Le politiche che Brown ha annunciato finora le considererei alla stregua di una risposta alla “prima fase”, adatte a contrastare i motivi di delusione nei confronti del Labour, che nell´opinione della popolazione è associato ormai alle macchinazioni e alle dissimulazioni. Rompere e prendere le distanze dal modo “presidenziale” di Blair di fare le cose, agire dopo aver consultato gli altri, attribuire un ruolo più centrale al Parlamento sono tutti sistemi utili, unitamente allo stile per nulla appariscente di Brown, per cercare di ripristinare la fiducia dell´opinione pubblica. La riforma costituzionale, se ben gestita e ben ponderata, sarà di grande aiuto. La riforma della Camera dei Lord pur non essendo motivo di primaria preoccupazione per l´elettorato, sicuramente dovrebbe essere inserita nel prossimo Manifesto, nella forma più dettagliata ed eloquente possibile.
In questo processo dovranno altresì rientrare alcuni cambiamenti in politica estera, considerato che agli occhi di molti l´invasione dell´Iraq è stata di gran lunga la questione più importante sulla quale il Labour non ha assolutamente detto tutta la verità. Brown ha il compito di far capire che disincaglierà le truppe facendole andar via dall´Iraq e dovrà al contempo dimostrare di avere un buon livello di indipendenza e autonomia dall´Amministrazione Bush. Oltre l´80 per cento della popolazione, infatti, reputa che Blair fosse troppo vicino al presidente americano (e io sono uno di loro).A contare davvero, a ogni buon conto, sarà la seconda fase, quella che avrà inizio alla fine dell´estate. Gli elettori concederanno un anno di tempo a Brown per dimostrare quanto bene è in grado di governare con il suo governo. Nel corso di questo arco di tempo, sarà necessario esporre in maniera forte e positiva le motivazioni atte a spiegare per quale motivo il Labour dovrebbe restare in carica. Che cosa dovrebbe fare Brown? Prima di tutto deve dimostrare che il suo governo ha stile e immaginazione, perché dimostrare che lui è solido e affidabile non sarà sufficiente. Secondo, dovrebbe abbandonare l´idea che il compito principale del Labour per avere successo nelle prossime elezioni consiste nell´ottenere l´appoggio dei “C2 – Mondeo man” (termine col quale si designa ormai la fascia di popolazione sui venti anni, sul punto di metter su casa con un partner, fare un mutuo e prendere un cane, che acquista preferibilmente Citroën C2 e Ford Mondeo Ndt). I tempi corrono. Compito dei Labour sarà quello di ottenere i voti della base, ma al tempo stesso risultare graditi alle elettrici, alle giovani di età inferiore ai 25 anni, molte delle quali sono particolarmente insoddisfatte, e ai nuovi gruppi in espansione, quali quelli che lavorano nel settore dell´high-tech. Terzo, Brown dovrebbe presentare un´agenda molto ricca sul piano politico, che si focalizzi non sulle questioni costituzionali, bensì sulle preoccupazioni concrete dell´elettorato, quali la sanità, l´equilibrio tra il lavoro e lo stile di vita, la casa, il controllo dell´immigrazione e l´ambiente. In questi ambiti, fare di più nello stesso modo seguito finora, non basterà: proprio qui c´è dunque molto spazio per una radicale innovazione. In effetti, senza questa l´ottima posizione nei sondaggi del partito Labour rimarrà ancora un ricordo lontano.
Traduzione di Anna Bissanti