Parlare a vanvera
Mi perdonerete se dico una cosa che hanno già detto tutti, ma non ho avuto il tempo di leggere molto in giro. Ho dato però un’occhiata ai quotidiani, e mi sembra che la vicenda delle norme sui talk show politici sia piuttosto diversa da come la raccontano i titoli e alcune roboanti dichiarazioni.
La norma approvata dalla commissione di vigilanza sulla Rai (su iniziativa del deputato radicale Beltrandi) non “sospende” i talk show, non li “taglia”, non li “oscura”, tantomeno li “censura”. La norma prevede invece una più esigente e rigida applicazione di una legge votata dal centrosinistra diversi anni fa e – a quel che mi risulta – tutt’altro che ripudiata: la par condicio. Ballarò, Annozero e compagnia potranno tranquillamente andare in onda, purché si preoccupino di ospitare in studio esponenti di tutti i partiti, garantendo loro parità di tempo e spazi. Se non vorranno strutturare così i loro programmi, potranno spostarli in un’altra fascia oraria e lasciare il prime time a tribune politiche che obbediscano a quei criteri. Lo scandalo semplicemente non c’è. Anzi, c’è: è nella norma approvata durante la stessa sessione col voto compatto di Pdl e Pd (unico contrario sempre il radicale Beltrandi, ma correggetemi se sbaglio) che prevede che i partiti che non hanno superato lo sbarramento del 4 per cento alle elezioni europee non siano rappresentati nelle tribune politiche e nei talk show di cui sopra. Una misura insensata, iniqua e scandalosa.
Le ragioni delle dichiarazioni minacciose degli esponenti del Pd si devono al fastidio verso il rispetto integrale della par condicio (che hanno voluto loro) e che hanno tentato di eludere con la norma sul 4 per cento, nonché alla comprensibile frustrazione generata dall’ennesima prova di comico dilettantismo. Sono più comprensibili e giustificate le ragioni della rabbia dei conduttori dei talk show, da Annunziata a Floris a Santoro, che da anni devono fare i conti con una legge sciocca e bizzarra come la par condicio. La ragione delle loro lamentele è legittima, perché programmi con ospiti di partiti poco gettonati, tempi contingentati per ogni politico e assenza di risse verbali promettono – sulla carta – risultati peggiori dal punto di vista dell’audience. Senza contare che non potranno nemmeno infrangere la par condicio deliberatamente – come molti di loro hanno fatto a più riprese, negli anni passati – in attesa del rituale richiamo dell’Agcom. Ma è quello il loro problema; non il “blocco del servizio pubblico”, il “controllo dei partiti sulla Rai”, “l’abuso di potere della politica”, il “conflitto di interessi”. Questi sono problemi con cui hanno convissuto più o meno pacificamente fino a ieri, e oggi non è cambiato nulla.
14 commenti
http://blog.mfisk.org/2010/02/parlare-vanvera.html
la pensa diversamente
11 February 2010 alle 16:26Sottoscrivo pienamente.
‘E la solita storia: la legalità è sempre concepita come una difesa per sé, mai una garanzia obbiettiva per tutti, e la democrazia un affare per chi il consenso lo ha già, quasi fosse una proprietà acquisita che dà una rendita perpetua, e non qualcosa che ad ogni elezione unno si deve conquistare o riconquistare sul campo.
Altro scandalo del 4% sono le modifiche ad alcune leggi regionali che, come al solito sotto elezioni in spregio a qualsiasi buona regola democratica, si stanno facendo passare in questo periodo. Cosa di cui naturalmente nessuno parla e di cui nessuno sente parlare dai telegiornali o dagli altri media a larga diffusione (per saperlo devi proprio andarti adinformare tu).
11 February 2010 alle 16:28Antonio, guarda che la formula che citi (fatti personali compresi) non l’hanno inventata ora: c’era anche nelle ultime campagne elettorali, e te lo dico da sottoposto a quelle regole che ha letto le circolari Rai. Luca.
11 February 2010 alle 21:04Che cita il post che hai linkato, volevo dire.
11 February 2010 alle 21:11Non è esattamente la stessa Legge sulla Par Condicio. Oltre ad alcune differenze di contenuto, questa proposta radicale approvata dalla Commissione vigilanza RAI si applicherà solo ai programmi della RAI. La Par Condicio fu voluta soprattutto per impedire il debordare delle reti Mediaset, in mano a uno dei contentendi politici.
http://online.gazzettino.it/articolo_app.php?id=26397&sez=ITALIA&npl=&desc_sez=
11 February 2010 alle 23:36Si, ma anelli si tratta di una applicazione della legge, secondo le procedure e le competenze previste dalla legge stessa.
Ovviamente la Commissione di Vigilanza RAI non può occuparsi che della RAI! non ha poteri su mediaset.
D’altra parte la RAI è appunto concessionaria del servizio pubblico! dunque, per stare agli slogan, deve… dare di più.
Se no che c…o di servizio pubblico è?
Ovviamente capisco bene il problema rappresentato dalle reti mediaset. Però non lo risolviamo facendo “debordare” a sua volta il PD nelle “ridotte” che si è assicurato sulla RAI.
Forse così la prossima volta si sveglierà a capire che non può lasciare le cose come stanno all’infinito…
(oddio può darsi che una prossima volta, in tempo utile, non ci sia :-)…però non siamo così pessimisti)
11 February 2010 alle 23:58grazie francesco, sottoscrivo al 100%
12 February 2010 alle 02:21tell me you’re 78. please.
12 February 2010 alle 05:29Io comprenderei se il regolamento dettato dalla commissione imponesse per obbligo, nella TV pubblica, l’apertura di spazi di tribuna elettorale in determinate fasce orarie (anche di prime time) indipendentemente dal tipo di trasmissione che attualmente occupa quella fascia. Una cosa tipo: Reality, approfondimento, film, fiction? Il martedi e il venerdi tutti sospesi, dalle 20:30 alle 21:30 c’e’ tribuna politica.
12 February 2010 alle 11:32La cosa che comprendo meno invece e’ il restringere lo spazio alle sole “trasmissioni di approfondimento”. Perche’ Floris, per questioni di servizio pubblico, deve stravolgersi nel cercare di rispettare il regolamento, quando quello stesso spazio orario, occupato da “chiappette e sederini”, non viene considerato da nessuno di qualche utilita’ pubblica?
E’ un po come dire ad un generico giornalista televisivo:
“Se vuoi parlare di calcio per il finale di campionato devi invitare un rappresentante per ognuna delle squadre di serie A che in classifica lottano per la Champion, altrimenti, nelle tue trasmissioni puoi limitarti a commentare le sfilate di alta moda milanesi o le nevicate abbondanti in Trentino”.
In questi termini a me sembra una palese invasione della liberta’ editoriale.
La mia trasmissione io, come curatore, vorrei riempirla di quello che, secondo la mia linea editoriale, ritengo piu’ opportuno. Poi e’ chiaro che se sussistono delle priorita’ di servizio pubblico piu’ impellenti io prendo le mie “chiacchiere” e mi metto da parte per un mese ma queste priorita’ dovrebbero “impattare” tutti, indipendentemente dal contenuto di quello che propongono.
Saluti.
Meno male che il PD e’ un partito sufficientemente grande da avere al suo interno teste pensanti … ovviamente sottoscrivo (e ho messo da me anche le risposte “ufficiali”)
12 February 2010 alle 11:38Secondo me prendi un granchio. Trasformano programmi di informazione in programmi di comunicazione politica.
12 February 2010 alle 15:50allora : si impedisce la messa in onda di un ricordo di Bachelet perchè c’è il figlio del PD ma contemporaneamente la Annunziata oggi 14 febbraio intervista Di Pietro. come la mettiamo ?
14 February 2010 alle 11:12Il comunicato dei membri di maggioranza letto questa sera (2.3.10) in diretta al TG1 delle 20:00 dice che in realta´ (come era prevedibile) qualcosa era cambiato. I membri del CdA si sono infatti appellati proprio a quel “nuovo” regolamento di commissione per giustificare lo stop totale dei talk-show. Lo stesso regolamento al quale tu non attribuivi nessuna sostanziale potere di modifica.
2 March 2010 alle 22:56Sarebbe interessante conoscere il tuo commento oggi.
Oggi che sappiamo chi, tra i tanti che commentarono quel regolamento, parlo´ veramente a vanvera.
Saluti.
Sottoscrivo in toto l’intervento di Leo Perutz: questo regolamento così come è stato applicato è totalmente assurdo. Volete far conoscere i programmi? Perfetto, allora bloccate le trasmissioni demenziali e fate vera informazione stabilendo per ogni regione un giorno con i candidati.
Questa sarebbe vera informazione, non stabilire 3 minuti e mezzo per “raccontarci il suo programma”.
Ma purtroppo nessuno, e tantomeno il sig. Marco Beltrandi, ha interesse il meglio per il cittadino.
Per fortuna ci sono giornalisti che aggirano il blocco dell’informazione che si è venuto a creare (oltre all’immancabile onnipresenza del signor b.).
24 March 2010 alle 16:03